Brexit: Sterlina sui massimi di un mese

A cura di David Jones, Chief Strategist, Capital.com
All’inizio della settimana di trading, è ancora una volta il mondo politico ad essere al centro delle attenzioni del mercato. Ci si aspettava, forse, che le dimissioni del ministro britannico per la Brexit (Davis) annunciate la sera di domenica, seguite il giorno dopo da quelle del ministro degli Esteri (Boris Johnson), sarebbero state accolte da molti come un fulmine a ciel sereno, ma così non è stato. Circa a metà mattina il mercato azionario britannico era già leggermente più alto, e il ‘Brexitometro’, ovvero la sterlina, ha raggiunto il suo valore più alto da un mese a questa parte. Ad un primo sguardo, questa crescita appare piuttosto illogica, ma i trader sembrano aver preso le notizie del fine settimana e le dimissioni del Ministro come il segno che una soft-Brexit sia probabile, anche se la scelta del ministro non conferirà certo stabilità al governo del Primo Ministro May.
Probabilmente la politica farà notizia per tutta la settimana, data la visita del Presidente americano Trump nel Regno Unito. In ogni caso, per gli Stati Uniti sarà una settimana importante anche per via dell’inizio della earnings season: l’inizio è previsto per martedì, con Pepsico, ma il culmine dell’attenzione verrà raggiunto venerdì, quando banche come JP Morgan e Citigroup riveleranno com’è andato il loro business nell’ultimo trimestre.
Le aspettative sono alte, poiché l’opinione generale è che gli ultimi mesi siano andati bene, e ogni perdita potrebbe ridurre la ripresa vicina ai 105 punti base, di cui le azioni americane hanno goduto negli ultimi tre mesi.
Negli altri mercati il petrolio si posiziona sotto il recente tre e mezzo. Nell’ultimo anno il prezzo del petrolio greggio si è alzato del 70%, senza avere avuto forte impatto sulla situazione economica generale. Pare proprio che qui sia necessario scegliere: se il costo di un barile di petrolio fosse di 100$, sicuramente contribuirebbe a rallentare l’economia mondiale, ma, almeno per ora, ogni calo del prezzo del petrolio servirebbe solo ad alimentarne l’acquisto.

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