Prospettive dell’Eurozona, quando il secolare diventa ciclico

Di N. Mai, Sovereign Credit Analyst, e A. Bosomworth, Head of Portfolio Management, Pimco

Nei prossimi anni, come spiegato nel secular outlook, i mercati finanziari potrebbero risentire di un brusco risveglio. L’economia globale sta attraversando un periodo post-crisi caratterizzato da notevole stabilità e i cambiamenti potrebbero scombussolare gli investitori.

In particolare in Italia, a maggio i rendimenti dei titoli italiani sono aumentati di oltre 100 bps, assestandosi a circa 250 bps rispetto ai bund tedeschi. Tale rialzo si è verificato quando il Movimento 5 Stelle e la Lega nella prima versione del programma di governo hanno supportato l’introduzione di meccanismi in Europa che permettessero agli Stati di uscire dall’unione monetaria, insieme alla nomina di alcuni ministri chiaramente euroscettici. Secondo gli esperti all’aumento del rischio politico in Italia fa da sfondo un’unione monetaria con un’infrastruttura poco solida.

Gli sforzi macro convergenti nei Paesi core e in quelli periferici dell’Eurozona si sono dimostrati insufficienti e alla regione mancano dei meccanismi di stabilizzazione finanziaria e fiscale che possano mitigare l’impatto della prossima recessione.

Ad oggi dei progressi sembrano difficili considerate le visioni divergenti dei vari Stati membri in tema di assicurazione comune sui depositi e bilancio dell’Eurozona. Gli analisti di PIMCO si soffermano anche sul ruolo della Banca Centrale Europea, unica istituzione federale dell’Eurozona e la sola a mantenere unita la regione.

Gli investitori non potranno contare a lungo sulla Banca Centrale Europea, prima di tutto perché il programma di acquisti sta per terminare e un suo riavvio non si rivelerebbe semplice per l’opposizione di diversi Paesi. In secondo luogo il cambio di vertice della BCE che avverrà nell’autunno 2019 genera incertezza.

Terzo, non sarebbe facile per la BCE sedare gli stress del mercato tramite l’acquisto di titoli di stato qualora tale stress provenisse da governi euroscettici e da azioni fiscalmente irresponsabili.

Infine, la capacità di bilancio non è distribuita uniformemente nella zona euro e gli strumenti fiscali comuni come, il meccanismo europeo di stabilità, sono attualmente troppo modesti per soddisfare le potenziali esigenze di grandi Paesi come l’Italia. In definitiva la zona euro si trova a dover affrontare una sfida nel lungo termine, che sembrerebbe riversarsi anche sull’orizzonte di breve periodo. Ciò richiederà cautela a chi investirà in Paesi periferici della zona euro e in asset rischiosi.

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