A cura di Hans-Jörg Naumer, Global Head of Capital Markets & Thematic Research, Allianz Global Investors
Nel settore finanziario nessun’altra lettera dell’alfabeto greco viene chiamata in causa tanto quanto l’alpha, sinonimo di caccia all’extra-rendimento rispetto al mercato nel suo complesso. Anche in futuro, probabilmente, nessun’altra lettera sarà così al centro dell’attenzione: in un periodo caratterizzato da disruption tecnologica e aumento della volatilità, ma anche da una fase di crescita più matura, tutti si concentrano sugli obiettivi più facilmente raggiungibili. Di certo, i fattori che possono determinare una maggiore volatilità non mancano:
- La geopolitica. La situazione resta tesa a causa di una possibile guerra commerciale e dell’incertezza nell’Eurozona. Basti pensare al dibattito in atto nella coalizione di governo tedesca o alle ingenti spese previste dal nuovo esecutivo italiano che cerca di sottrarsi alle limitazioni imposte dalla disciplina di bilancio e dal “patto di stabilità e crescita”.
- La politica monetaria. La liquidità immessa dalle Banche Centrali ha superato il picco. La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato la conclusione del programma di acquisto di titoli a fine 2018. Quanto alla Federal Reserve (Fed) USA, nei prossimi due anni dovremo aspettarci più rialzi dei tassi rispetto a quanto anticipato dal mercato. La normalizzazione della politica monetaria è sempre positiva poiché segna l’uscita dalla fase di crisi. Occorrerà comunque fare ancora i conti con la volatilità.
- La congiuntura. Gli indicatori congiunturali segnalano una crescita su livelli prossimi al potenziale, ma da mesi è in atto un rallentamento in tutte le aree geografiche e in particolare nell’Eurozona.
- L’inflazione. L’aumento dei prezzi riduce il potere di acquisto e il rendimento reale, una situazione sfavorevole tanto per i consumatori quanto per gli investitori. Si prevede un ulteriore graduale aumento del tasso core in seguito alla riduzione degli output gap. L’effettivo andamento dell’inflazione, per lo meno nell’Area Euro, è tendenzialmente confermato dagli indici ufficiali dei prezzi al consumo. Tenendo conto dei costi per le case di proprietà, come avviene negli USA, a dicembre 2017 la variazione annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo salirebbe di oltre lo 0,3% (il tasso core di oltre lo 0,5%). Nulla è cambiato: per ottenere rendimenti è necessario assumere rischi. Active is: ricercare l’alfa, anche in un contesto volatile.