L'Italia dell'arte cede il passo agli Stati Uniti

PricewaterhouseCoopers ha presentato oggi il rapporto “Il valore dell’arte: una prospettiva economico – finanziaria” da cui si evince un forte gap competitivo del ritorno economico del patrimonio artistico- culturale italiano rispetto agli altri paesi ed una scarsa capacità da parte del sistema Italia di sviluppare il potenziale del nostro paese.

L’EVENTO

L’analisi è stata illustrata nell’ambito di un convegno organizzato da PwC in cui erano presenti rappresentanti istituzionali e privati. Tra gli speaker della tavola rotonda, Michele Cattaneo, Vice Presidente Assofiduciaria, Salvatore Italia, Presidente Arcus, Roberto Ruozi, Presidente Torung Club Italiano, Massimo Maggio, AD ArtnetWorth e Giacomo Neri, Partner di PwC Advisory. Mario Resca, consulente del Ministero dei Beni Artistici e Culturali, pur impossibilitato a partecipare ha inviato un suo saluto e apprezzamento per l’iniziativa.

Il focus del confronto è la stata la “valorizzazione dell’arte”- strategie e prospettive per una reale generazione di valore a partire dall’immenso patrimonio artistico, pubblico e privato, del nostro paese.
 

LA FOTOGRAFIA DELL’ITALIA ARTISTICA

Dal rapporto, che fotografa la ricchezza del patrimonio artistico – culturale italiano rispetto ai principali paesi europei, si evince che l’Italia può sviluppare un vantaggio competitivo sostenibile solo in alcuni settori, quali design, moda, beni di lusso ed, in particolare, in tutte quelle aree legate alla valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale.
 

L’Italia, si legge nel rapporto, possiede il più ampio patrimonio culturale a livello mondiale con oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici e 43 siti Unesco. Nonostante questo dato di assoluto primato a livello mondiale, il RAC, un indice che analizza il ritorno economico degli asset culturali sui siti Unesco, mostra come gli Stati Uniti, con la metà dei siti rispetto all’Italia, hanno un ritorno commerciale pari a 16 volte quello italiano.
 

Il ritorno degli asset culturali della Francia e del Regno unito è tra 4 e 7 volte quello italiano. A fronte della ricchezza del patrimonio culturale italiano, rispetto alle realtà estere esaminate, emergono enormi potenzialità di crescita non ancora valorizzate.
 

TROPPO POCA LA REDDITIVITA’  DEL SETTORE TURISTICO

In particolare, le stime di PwC indicano che l’economia turistica ed il settore culturale e creativo  contribuiscono al PIL dei principali Paesi europei in media per il 14%. L’Italia con il 13%, circa 203 miliardi di Euro, è ben lontana dal 21% della best performer Spagna (pari a 225 miliardi di euro) ed è ultima per valore assoluto di PIL.

I ricavi complessivi da bookshop per i musei statali italiani sono pari al 38% del solo Metropolitan Museum, di dimensioni simili al solo Louvre (poco più di 20 milioni di euro annui).

“Investendo nell’ambito di pochi, ma prioritari settori, – fa notare Giacomo Neri, partner in charge della Financial Services Practice di PricewaterhouseCoopers Advisory – quello del turismo, del merchandising artistico in alcuni servizi collegati (alberghi, ristorazione, viaggi, ecc…), è possibile dare avvio ad un processo virtuoso che coinvolgerebbe, con ricadute positive, tutta una serie di settori sinergici quali agricoltura, infrastrutture, artigianato, industria ed altri servizi .”“E’ auspicabile – continua Neri – che vengano indirizzate risorse istituzionali e finanziarie, pubbliche e private, in ottica di Public and Private Partnership (basti pensare alle straordinarie attività e potenzialità del sistema delle Fondazioni Bancarie in Italia) in modo più efficace e coordinato, al fine di rivalutare i “Core asset” disponibili facendo leva sul relativo indotto diretto ed indiretto”.

IL MERCATO DELL’ARTE

Il mercato mondiale della compravendita di opere d’arte risulta invece dinamico nel contesto internazionale; l’Italia si posiziona al sesto posto, con il 2,8% del fatturato globale delle case d’asta. Dal 2002 al 2006 il valore delle vendite globali è raddoppiato passando da 22,2 miliardi  di euro a 43,3 miliardi  di euro. Nell’UE il fatturato del 2006 è stato di 19,2 miliardi  (il 44% del totale mondiale), con un incremento del 38% rispetto al 2005.

Nel 2007 si stima che tale valore sia di 60,6 miliardi di euro. Il 48% delle vendite in valore avviene in asta (pari a circa 30 miliardi di euro) mentre ben il 52% delle transazioni avviene tramite i dealers per un valore pari a 31,5 miliardi di euro.
 

La Cina è diventata il quarto Paese nel mercato dell’arte. Primi nel ranking mondiale rimangono gli Stati Uniti, seconda è la Gran Bretagna, terza la Francia, quinta la Germania. L’Italia è sesta, con il 2,8% del fatturato delle aste.
 

Il mercato dell’arte in Europa è composto da oltre 41.000 imprese che impiegano direttamente più di 220.500 persone generando un indotto significativo.
 

Nel 2006 il saldo della bilancia commerciale dei 27 Paesi EU relativamente all’import/export commercio con il resto del mondo dei principali prodotti legati al settore cultura (libri, giornali e periodici, CDs e DVDs, opere d’arte, pezzi da collezione, antichità e strumenti musicali) ha raggiunto quota 3.000 milioni di euro.
 

L’Italia presenta una bilancia dei pagamenti positiva relativamente al commercio di opere d’arte, con importazioni per 81 milioni di euro ed esportazioni che superano i 130 milioni di euro, decisamente insoddisfacente se rapportata alle performance di altri paesi e all’intensità dei nostri “asset”.
 

Nello specifico, il commercio di opere d’arte, pezzi da collezione ed antichità si è posizionato al primo posto con 4.700 milioni di euro in esportazioni e 3.000 milioni di euro in importazioni. In questo segmento il Regno Unito è leader assoluto con circa 1,9 miliardi di euro in importazioni e circa 3,2 miliardi di euro in esportazioni. Segue la Francia con un import per circa 340 milioni ed un export di circa 900 milioni.

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