La crescita degli utili negli Usa resta solida

A cura di Jeremy Zirin, strategist Ubs
Le prospettive degli utili statunitensi si mantengono solide, sostenute dalla robusta spesa al consumo, dai motori di crescita strutturale nel settore tecnologico, dal continuo recupero dell’attività manifatturiera, dal rincaro petrolifero (che sostiene il comparto dell’energia) e dal contesto più favorevole per il settore fnanziario.
Gli indicatori anticipatori degli utili, come i dati sui prestiti bancari e i piani di spesa in conto capitale, continuano a tracciare un quadro positivo. La riforma tributaria, ciliegina sulla torta di questo scenario favorevole, dovrebbe far lievitare i proftti aziendali di un ulteriore 8% nel 2018, in virtù della riduzione dell’aliquota fscale e dell’impiego dei capitali rientrati dall’estero in strumenti a più alto rendimento. Anche l’accelerazione della crescita economica legata ai tagli delle imposte potrebbe dare impulso agli utili.
L’aumento degli utili per azione (EPS) del 23% nell’1T18 ha superato di quasi 7 punti percentuali le previsioni di consenso e di 3 punti percentuali le nostre stime. L’incremento al netto dell’impatto della riforma fscale, pari al 15%, è stato comunque molto solido. Stando alle prime indicazioni, la crescita dell’EPS nel 2T18 dovrebbe mantenersi in linea con quella dell’IT.
I solidi indicatori anticipatori, l’aumento dei tassi d’interesse a breve e lungo termine e l’espansione dei proftti nel settore dell’energia legata al caro petrolio favoriscono le prospettive di ulteriore incremento degli utili nel resto dell’anno. Ci aspettiamo una crescita del 19% dell’EPS delle società dell’S&P 500 a 158 dollari nel 2018. L’anno prossimo questo ritmo dovrebbe  rallentare, poiché verrà meno lo stimolo fscale straordinario.
Per il 2019 ci attendiamo quindi un EPS di circa 167 dollari (+6%). I timori di un’imminente contrazione degli elevati margini di proftto appaiono eccessivi. I margini non ci sembrano più alti del consueto, a eccezione del settore tecnologico, dove i livelli più sostenuti sono ascrivibili alle società che detengono una quota di mercato dominante. Altri fattori strutturali, come il consolidamento settoriale, spingono i margini su livelli stabilmente superiori alla media. Inoltre, in genere i margini diminuiscono solo quando l’economia entra in recessione.
È altresì improbabile che i previsti aumenti delle retribuzioni erodano la redditività, poiché l’inflazione del costo del lavoro non presenta una correlazione signifcativa con i margini di proftto. Infne, l’incremento dei redditi delle famiglie si traduce solitamente in un aumento della spesa al consumo, che a sua volta sostiene la crescita degli utili (fattore che risulta più importante dei margini di proftto).

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