Economia Usa, la rotta è giusta, avanti così

A cura di Larry V Adam, CIO and Chief Investment Strategist – WM Americas, Deutsche Bank Wealth Management
Dal momento che restano irrisolte le controversie commerciali internazionali (in particolare con la Cina, sul trattato NAFTA di libero scambio tra i paesi dell’America settentrionale e con l’Europa), le preoccupazioni sul potenziale impatto economico continuano a pesare sui mercati. I commenti riportati nel Beige Book della banca centrale statunitense della scorsa settimana mostrano le inquietudini delle imprese sulle dispute commerciali attuali sull’intero territorio statunitense. Il dibattito sulla probabilità e sui tempi di un’imminente recessione è stato intensificato da queste apprensioni sugli scambi commerciali e dall’andamento della curva dei rendimenti, che sfiora i valori d’inversione registrando il massimo appiattimento dal 2007 (+24 punti base delle emissioni decennali e biennali). Anche se indubbiamente un ulteriore aggravamento delle controversie commerciali porrebbe un rischio di rallentamento dell’espansione economica, la robustezza dell’economia interna degli Stati Uniti dovrebbe compensare più che abbondantemente le eventuali conseguenze pregiudizievoli.
Questa solidità è confermata da tutti e cinque i nostri indicatori economici principali, ossia le ritenute d’acconto, le richieste di sussidi di disoccupazione, la produzione misurata dall’indice ISM, le vendite di autoveicoli e i prestiti commerciali e industriali. Ognuno di questi indicatori suggerisce un’accelerazione dell’espansione economica e delle attività rilevate in tempo reale (la domanda di autocarri, i ricavi dei trasporti aerei internazionali di merci e il traffico ferroviario intermodale), tuttora quasi ai massimi storici.
Probabilmente il 27 luglio questa robustezza sarà confermata dalla pubblicazione del PIL del secondo trimestre del 2018, nel quale secondo le stime degli analisti l’economia interna statunitense è cresciuta del 4%. Se questo dato fosse confermato, si tratterebbe del maggior incremento trimestrale dell’economia statunitense nell’ultimo quadriennio. Questa settimana, in un’audizione dinanzi al Congresso, il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha preso atto della robustezza dell’economia statunitense, definendo “incoraggianti” i recenti dati e dichiarando che l’economia nazionale ha davanti a sé “numerosi anni di alta occupazione e di inflazione contenuta”. Dunque Jerome Powell prevede un’espansione economica statunitense vigorosa e costante con scarse probabilità di recessione all’orizzonte. L’attuale ciclo di espansione economica, già al secondo posto nella classifica delle durate, ha quindi buone probabilità di resistere fino a giugno 2019, quando stabilirebbe il nuovo record assoluto. Concordiamo con questa valutazione, poiché i modelli dei nostri economisti stimano a meno del 5% la probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi.
Un altro indicatore recessivo sono gli indicatori di tendenza (un indice composito comprendente 10 dati economici multisettoriali), che hanno già raggiunto il massimo storico e continuano a espandersi al ritmo di oltre il 5% annuo. È un dato significativo, perché storicamente gli indicatori di tendenza in media hanno raggiunto il picco circa 18 mesi prima di ciascuna delle tre precedenti recessioni. Inoltre, anche se l’attenzione è stata polarizzata dall’appiattimento della curva dei rendimenti, è importante ricordare che tra un’inversione della curva e una recessione economica trascorrono in media 500 giorni. Anche se le apprensioni suscitate dall’andamento dell’economia e dalla minaccia di una recessione imminente hanno pesato sulle borse, nei prossimi 12 mesi la solidità dei fondamentali economici e la perdurante espansione dovrebbero creare un quadro favorevole per i mercati finanziari.
La pubblicazione degli utili delle imprese In settimana oltre alla pubblicazione del PIL del secondo trimestre 2018 saranno resi noti i profitti di 145 aziende in rappresentanza di circa il 47% della capitalizzazione di mercato dell’indice S&P 500. Tra i titoli guida che pubblicheranno gli utili ricordiamo Amazon, Alphabet, Facebook, Exxon Mobil e Visa. Anche se finora le aziende che hanno pubblicato gli utili rappresentano appena il 10% della capitalizzazione di mercato dell’indice S&P 500, i loro profitti sono aumentati del 21% su base annua e ben il 90% di esse ha superato le previsioni. Se queste percentuali dovessero confermarsi anche per le altre aziende, per la prima volta dal 2011 gli utili registrerebbero un incremento superiore al 20% per due trimestri consecutivi.

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