Tensioni commerciali e crescita a rischio

A cura di Laurent Jacquier-Laforge, CIO Equities, La Française

Due mesi fa avevamo adottato un atteggiamento prudente nei confronti del mercato azionario, al fine di limitare la nostra esposizione, mentre si preparavano le condizioni per una guerra commerciale. Al di là di questa opzione tattica, la nostra opinione fondamentale in merito alle prospettive di crescita delle azioni nella zona euro restava positiva.

Gli indicatori congiunturali mostrano un rallentamento della crescita, ma restano tuttavia compatibili con un ritmo di crescita dell’Eurozona superiore al 2%. Questa fase di rallentamento ci induce a mantenerci prudenti. Al di là dell’impatto sui consumi derivante dall’incremento del prezzo del petrolio, due fattori più fondamentali giustificano tale prudenza: il rallentamento del commercio mondiale, il rischio associato di un’inversione al ribasso degli investimenti.

Questa combinazione potrebbe comportare una crescita dell’Eurozona sensibilmente più contenuta rispetto alle attese e, di conseguenza, una potenziale delusione in termini di crescita dei risultati delle società.

Negli ultimi mesi, il presidente degli Stati Uniti ha moltiplicato gli annunci sulle misure protezionistiche. Ora siamo entrati nella loro fase di attuazione: dal 1° giugno, le importazioni di acciaio e di alluminio in provenienza dall’UE, dal Messico e dal Canada sono state tassate rispettivamente al 25% e al 10% e hanno generato una serie di risposte graduali. I dazi sui prodotti cinesi, in vigore dal 6 luglio, riguardano merci per circa 35 mld di dollari e Pechino ha promesso di replicare immediatamente con misure simili. Gli Stati Uniti non dovrebbero fermarsi qui, poiché il Presidente Trump minaccia di portare in totale a 450 mld il valore dei prodotti cinesi tassati (la maggior parte delle importazioni in arrivo dal gigante asiatico, ossia 200 mld in più che previsto).

Il rischio principale, naturalmente, è chi si arrivi a un’escalation verso una guerra commerciale, con effetti negativi sugli scambi internazionali e sulla crescita mondiale. Il rischio è elevato anche per l’economia statunitense. Alcuni stati che hanno votato per Trump nel 2016 sono vulnerabili alle misure protezionistiche. Di conseguenza, l’intensità e la durata delle tensioni commerciali potrebbero essere influenzate dagli elettori.

La guerra commerciale viene seriamente presa in considerazione dagli investitori. E i suoi sviluppi influenzeranno i loro posizionamenti.

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