Tassi bassi da record con i prestiti online

I prestiti alle famiglie continuano a recuperare punti e performano molto bene anche nel mese di giugno. L’ultimo Osservatorio di PrestitiOnline.it registra infatti due importanti particolarità. La prima è l’importo medio richiesto ed erogato nei primi sei mesi del 2018: è 11.300 euro quello domandato, cresciuto di quasi 250 euro rispetto allo scorso semestre, è 11.437 euro quello concesso (prima 11.383 euro).  Il secondo aspetto ancora più importante riguarda i tassi di interesse dei prestiti online, che in questa prima parte dell’anno con un valore del 6,01% hanno raggiunto il minimo storico della serie registrata nel quarto trimestre 2010, quando aveva segnato 5,78%.

Un valore molto basso se confrontato a quello dei tassi dei prestiti personali e finalizzati, ora al 9,35% rispetto al 9,36% dello scorso semestre. A recuperare leggermente sono invece i tassi dei prestiti personali, che dopo tre anni di ribassi vedono un leggero aumento, dal 9,94% al 10,09%.

 La scelta delle famiglie si orienta sempre più su un prestito digitale, perché le condizioni sono in genere di gran lunga più vantaggiose rispetto a un finanziamento richiesto in filiale. Gestire un prestito in rete vuol dire per l’istituto di credito eliminare una serie di costi necessari al lavoro degli intermediari in filiale e non a caso le banche offrono condizioni che sono differenti se il prestito è completamente online. Riduzioni dei tempi e dei costi dunque, non solo per gli utenti ma anche per le stesse banche, che rendono i tempi di erogazione della liquidità in rete molto brevi, normalmente tra le 24 e le 48 ore, grazie all’uso di procedure automatizzate, come la firma digitale e l’invio dei documenti online.

Perché si ricorre a un prestito

Secondo le rilevazioni, nelle priorità di spesa degli italiani c’è la ristrutturazione della casa con il 23,5% delle richieste. Interessante il dato delle erogazioni, che fa salire la stessa finalità al 32,8%. Segue l’acquisto dell’auto usata, con percentuali simili per le due parti, il 19,1% e il 19,6%. Differente la terza posizione per le richieste, che vedono la liquidità con il 15,8% e le erogazioni, con la finalità arredamento che occupa il 15,2% dell’intero campione rilevato. Il gap tra le due terze posizioni deriva dal fatto che le banche e le finanziarie concedono con qualche remora prestiti senza una specifica finalità dichiarata, pur trattandosi di prestiti personali.

I tempi e le somme più richiesti ed erogati

Le famiglie italiane scelgono principalmente piani di ammortamento di 5 anni, con il 21,2% della domanda sul totale del campione. Lo stesso periodo è anche quello più gettonato dei finanziamenti concessi, nella misura del 20,7%. Segue nella graduatoria della durata il periodo dei 48 mesi, che riguarda il 15,0% della domanda e il 15,6% dell’offerta.

Italiani cauti nell’indebitarsi, come rileva l’Osservatorio che vede oltre la metà della domanda richiedere somme uguali o inferiori a 10.000 euro. Nello specifico, si tratta per il 30,2% di importi dai 5.000 ai 10.000 euro, in leggera crescita rispetto al semestre precedente che aveva fatto segnare il 29,6%, e per il 26,4% di somme ancora più basse, dai 2.500 ai 5.000 euro. Stesso andamento per le concessioni, che per il primo intervallo vedono una percentuale del 32,5% (anche in questo caso in crescita rispetto al 30,1% precedente), per il secondo il 24,3%.

L’identikit di chi richiede un prestito

È del nord Italia (42,8% dei richiedenti), ha dai 36 ai 45 anni (33,4%), un reddito dai 10 ai 20.000 euro (46,4%) e un impiego fisso (75,0%). Dalla parte delle banche e delle finanziarie, la prevalenza è per un target ancora dai 36 ai 45 anni (37,9%), che risiede ancora nel nord Italia (40,2%) ma che ha un reddito dai 20 ai 30.000 euro esattamente nella metà dei casi (50,0%), con un impiego a tempo indeterminato (85,8%).

Interessante sia dal lato della domanda che delle erogazioni la crescita dell’intervallo di età 46 anni e oltre, che realizza un aumento rispettivamente del 3,6% e del 2,6%. Importante anche rilevare il gap tra il reddito medio delle richieste e delle concessioni, oltre all’impiego dei richiedenti e quello dei soggetti ai quali il prestito viene effettivamente concesso, che rileva uno scarto di oltre 10 punti a favore delle erogazioni, segno che le banche richiedono sempre più la garanzia di una busta paga per concedere il finanziamento.

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