OCCASIONISSIMA

Un cubo di 21 metri per lato: questo tutto l’oro del mondo estratto dalla notte dei tempi ad oggi, ma è sicuramente negli ultimi trent’anni che la produzione del metallo giallo ha avuto un forte sviluppo.
In questo periodo di tempo, molte cose sono cambiate nell’estrazione aurifera: il Sud Africa un tempo produttore preminente ha ceduto molte posizioni, mentre Cina, Australia e Russia hanno conquistato il podio. La Cina, dove l’oro è molto apprezzato dal suo miliardo e quattrocentomila abitanti, è anche il primo produtture mondiale con una quota del 13,5 per cento.

Se l’attuale ritmo di produzione a livello globale dovesse essere mantenuto per i prossimi 30 anni altre 97 mila tonnellate andrebbero ad aggiungersi alle attuali 190 mila in circolazione. Tuttavia, agli attuali livelli di prezzo solo 55 mila tonnellate possono essere considerate riserve estraibili a condizioni economicamente vantaggiose. Questo aspetto, come vedremo, rappresenta un punto cruciale dell’industria estrattiva aurifera e la sua analisi ci porterà a evidenziare degli elementi critici sulla reale sostenibilità.
La prima domanda che potrebbe scaturire dal lettore è se ci stiamo avvicinando a un periodo in cui non si troverà più oro da estrarre, la risposta è negativa: l’oro potrà ancora essere estratto per diverso tempo; si pensi al fatto che esistono già oggi 110 mila tonnellate che anziché essere definite riserve sono considerate risorse, ciò significa che pur conoscendone l’esistenza, in modo non preciso nella quantità, non conviene estrarle ai prezzi attuali.
Come si avrà ben compreso, il tutto ruota intorno al prezzo del metallo che determina lo spartiacque tra ciò che conviene estrarre e ciò che non conviene.
Ma oltre al prezzo vi sono ulteriori aspetti da considerare: l’oro facilmente estraibile non esiste praticamente più, la ricchezza delle vene aurifere è sempre più bassa e ciò significa che occorre manipolare sempre più quantità di roccia per ottenere il medesimo quantitativo di oro.
Si pensi che per ottenere 5 grammi di oro, circa 170 euro ai prezzi attuali, occorra mediamente processare una tonnellata di roccia (1 milione di grammi); se si pensa al dispendio di energia e all’impiego di macchinari per fare tutto ciò ci si rende conto che il prezzo dell’oro non è affatto elevato.
È intuibile che simili sfide abbiano un impatto anche sugli investimenti in nuove ricerche di giacimenti e nella volontà di aprire nuovi impianti estrattivi che solo dopo diversi anni dall’inizio dell’attività saranno in grado di dare alla luce la prima oncia di metallo nobile. Proprio per questo, secondo il World Gold Council, ci potremmo trovare di fronte a una diminuzione di produzione aurifera nei prossimi anni.

Il grafico ci mostra l’evoluzione della produzione aurifera a partire dal 2010 sino alla stima nel 2022. Le varie colorazioni indicano la probabilità di realizzazione delle miniere e si può notare come a partire dal 2018 vi sia un drastico calo dei progetti ad elevata probabilità di attuazione.
Pur trattandosi di stime è chiaro come tutto ciò impatterà sulla disponibilità di oro in futuro, con conseguenze importanti anche nel caso di una domanda debole come quella vista negli ultimi 12 mesi. Il tema è strettamente legato ai costi di sviluppo e gestione di una miniera e per cercare di averne una maggiore cognizione riportiamo di seguito alcuni dati pubblicati recentemente dal World Gold Council:

  • Costi di esplorazione: circa 75 dollari l’oncia (Fonte MinEx Consulting, 2016).
  • Costo medio per la costruzione di una miniera: circa 200 dollari l’oncia per l’intera vita operativa.
  • Costo di mantenimento all-in per la produzione: il 90% dei costi è di 1.150 dollari l’oncia (Fonte Metals Focus – Gold Focus 2017).

Naturalmente questi costi potranno essere a volte leggermente inferiori, altre volte superiori, ma se a queste somme aggiungessimo un ritorno dell’investimento del 15 percento, valore minimo accettabile specialmente nel caso di operatività in zone politicamente poco sicure, diventa chiaro come difficilmente possano essere avviati nuovi progetti con un prezzo dell’oro inferiore ai 1.500 dollari l’oncia.
La conferma la si ottiene nel grafico sottostante che mostra come le nuove scoperte di oro si siano ormai azzerate dal 2016 a causa di una diminuzione degli investimenti in nuove esplorazioni a partire dal 2012.

La situazione non cambierà nel 2018 e negli anni a seguire anche perché i costi di esplorazione, a seguito dell’aumento del petrolio, sono nuovamente tornati a salire.
Lo scenario sarebbe già di per sé esplicativo della diminuzione dell’offerta di oro a fronte dei costi a cui il settore aurifero andrà incontro, se non fosse che non abbiamo ancora minimamente accennato alla sempre maggiore sensibilità al tema della tutela ambientale.

Lo schema pubblicato dal World Gold Council, illustra le varie fasi di lavorazione dell’oro dall’estrazione alla raffinazione e al successivo riciclo che saranno sottoposte a un abbattimento delle emissioni di anidride carbonica.
A queste si aggiungeranno necessariamente delle procedure di efficientamento dell’utilizzo delle acque e della gestione del materiale di scarto. Ingenti investimenti verranno inoltre richiesti per abbattere o eliminare l’impiego di particolari composti chimici usati nella raffinazione, come cianuro e nitrato di ammonio, limitandone il possibile rilascio in atmosfera.
A fronte di questa panoramica vi potrà anche essere chi sia incline a pensare che, in un’economia governata dalle banche centrali, l’oro non sia più necessario. Tuttavia, è facile rispondere a queste tesi richiamando l’orologio del tempo e i cicli storici, in cui il pendolo raggiunge un’estremità per poi ripercorre il cammino a ritroso e spingersi nel verso opposto.
Oggi più che mai, e le guerre commerciali ne sono un emblema, siamo di fronte a un punto di svolta dove globalizzazione e fiducia tra stati sembrano essere valori in veloce decadimento. L’oro ha sempre svolto un ruolo negli scambi commerciali e, pur in modo sganciato dai corsi delle valute nazionali, costituisce l’elemento imprescindibile di garanzia degli impegni finanziari fra Stati.
Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che il progresso tecnologico imporrà sempre di più l’utilizzo di metalli pregiati per il funzionamento e la miniaturizzazione di apparati sofisticati, come ad esempio quelli per la guida autonoma.
Il prezzo attuale dell’oro sembra spinto da una serie di scommesse al ribasso che non tengono minimamente conto dei vari aspetti cruciali che abbiamo solo accennato in questo articolo.
L’uomo saggio dovrebbe premunirsi dalle incongruenze dei mercati, perché prima o poi l’orologio del tempo riporterà le proporzioni dei valori nel giusto ordine e come spesso accade quando ci si allontana troppo dall’equilibrio lo farà in modo violento, tanto da non riuscire a porvi rimedio in tempo utile.
Per questo, ora più che mai, è il momento di investire in oro, hai solo da scegliere in che modo: monete o lingotti, o meglio ancora il deposito doganale che ti libera dal problema di trovare un posto dove custodirlo; pro aurum da sempre è il tuo partner di riferimento e offre le massime garanzie di affidabilità oltre a ottime quotazioni di compravendita.

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