Nuovo capitolo nella guerra valutaria

A cura di Joachim Fels, Managing Director e consulente economico globale di Pimco

Il Presidente Donald Trump ha aperto un nuovo fronte nella guerra fredda valutaria: in un’intervista e su Twitter si è recentemente lamentato del fatto che un dollaro forte mette gli Stati Uniti in una posizione di svantaggio e che la Cina e l’Unione Europea hanno manipolato le loro valute e abbassato i tassi di interesse. Inoltre, per la prima volta dal suo insediamento, il presidente degli Stati Uniti ha criticato apertamente la Federal Reserve per l’inasprimento della politica monetaria, sostenendo “che tutto ciò lede ciò che abbiamo fatto. Mi chiedo se ciò possa significare la fine dell’apprezzamento del dollaro e l’inizio di una nuova fase di debolezza.

Una nuova tendenza al ribasso del dollaro è possibile, come dimostrano il deprezzamento del dollaro dello scorso anno e la reazione istintiva, perché i mercati valutari sembrano considerare seriamente le dichiarazioni dell’amministrazione statunitense. Una prima mossa di mercato causata da una serie di tweet presidenziali potrebbe diventare una tendenza che si auto-alimenta dato che i tassi di cambio sono spesso influenzati da mode e modelli del momento. Reputo tuttavia maggiormente probabile un apprezzamento del dollaro nei prossimi mesi per diverse ragioni.

  • A differenza dei primi mesi del 2017, quando i commenti del presidente Trump e del segretario al Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin hanno spinto il dollaro al ribasso, ad oggi il dollaro non sembra eccessivamente forte. Nonostante un apprezzamento del 6% rispetto al minimo di febbraio 2018, l’indice del dollaro resta inferiore dell’8% rispetto al picco di dicembre 2016.
  • Tassi di crescita divergenti. E’ probabile che quest’anno gli Stati Uniti continuino a crescere fortemente a causa dello stimolo fiscale, mentre l’economia cinese sta rallentando e la crescita nell’Eurozona ha mostrato solo un leggero tentativo di stabilizzazione dopo un brusco rallentamento durante il primo semestre di quest’anno.
  • È possibile che la Fed resti indifferente all’attacco verbale del presidente e continui a marciare lungo “la via politica adeguata” del dot plot. L’indipendenza della Fed può essere abrogata solo da un atto del Congresso, dove probabilmente un esperimento così drammatico non troverebbe alcuna maggioranza e il presidente della Fed, Jerome Powell, e il Federal Open Market Committee vorranno evitare qualsiasi parvenza di cedimento alle contestazioni della Casa Bianca.
  • Sembra probabile che la Cina continui ad allentare la liquidità nel tentativo di regolare il processo di deleveraging e sostenere la sua economia e i suoi asset. Ciò suggerisce ulteriori pressioni al ribasso sullo yuan rispetto al dollaro.
  • Da ultimo, ma non meno importante, le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi, continueranno probabilmente nel periodo che precederà le elezioni di metà mandato di novembre, in quanto i sondaggi suggeriscono che la retorica del presidente Trump è molto popolare tra i Repubblicani. La minaccia dei dazi su ulteriori 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi e del 25% su tutte le automobili e componenti importati sono reali e probabilmente condurranno a una maggiore volatilità nei mercati finanziari durante le prossime settimane e durante i prossimi mesi. Inoltre, mentre non ci sono vincitori in una vera e propria guerra commerciale, gli Stati Uniti rischiano di perdere meno degli altri Paesi con grandi eccedenze commerciali, che dovrebbero anche sostenere il dollaro.

Quindi mentre il Presidente Trump entra nuovamente nella guerra fredda valutaria e l’inclusione della Fed nell’elenco degli avversari mirati potrebbe eventualmente avviare un ribasso del dollaro, le forti tendenze compensative suggeriscono che un risultato più probabile potrebbe essere un ulteriore apprezzamento del dollaro durante il resto dell’anno.

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