Emergenti volatili ma ricchi di opportunità

A cura di Anisha Goodly, Emerging Markets Portfolio Specialist, TCW
Il secondo trimestre è stato un periodo impegnativo per i Mercati Emergenti, dove il selloff è stato generalizzato e ha colpito in particolare il debito in valuta locale (-10,40%), ma anche il debito denominato in dollari (-3,54%) e le obbligazioni corporate (-2,87%). Inizialmente le vendite sono state dovute all’aumento dei tassi negli Stati Uniti e al rafforzamento del dollaro, ma più di recente la pressione è stata generata dai timori legati alla crescita e dall’incremento delle tensioni commerciali.
Detto ciò, riteniamo ancora che il differenziale tra la crescita dei Mercati Emergenti e la crescita delle economie avanzate si allargherà nei prossimi 12-18 mesi, ma questa divergenza sarà probabilmente più contenuta rispetto a quanto stimato in precedenza, alla luce dell’espansione economica statunitense sopra i trend e del rallentamento in diverse economie emergenti, soprattutto in America Latina.
Crediamo che per assistere a una ripresa dei rendimenti nella seconda metà del 2018 sarà necessario un rimbalzo della crescita al di fuori degli Stati Uniti. È presto per trarre delle conclusioni, ma stiamo iniziando a vedere alcuni segnali di stabilizzazione della crescita extra-USA. Inoltre, l’aumento nell’inflazione salariale dei mercati avanzati dovrebbe tradursi in un incremento del capex, con risvolti positivi sugli Emergenti, tramite il canale commerciale. Un’altra dinamica positiva riguarda il superamento dell’incertezza legata agli appuntamenti elettorali, fatta eccezione per il Brasile. Infine, Fed esclusa, crediamo che le Banche Centrali dei Paesi sviluppati manterranno un atteggiamento accomodante, in risposta ai dati più deboli delle attese del primo semestre. Allo stesso modo, la Cina sta intervenendo in modo anticiclico, con azioni di stimolo mirate.
Il rischio principale a questo scenario risiede proprio nell’aumento delle tensioni commerciali. Nonostante crediamo che l’impatto diretto delle misure annunciate sugli Emergenti sarà limitato, un’escalation della guerra commerciale e il conseguente potenziale shock a livello di fiducia delle imprese potrebbe far deragliare il percorso di ripresa della crescita.
Sull’asset class, vanno poi annotate una serie di considerazioni, a nostro avviso:

  • I Mercati Emergenti sono meno vulnerabili, specialmente se confrontati con il periodo del taper tantrum. I livelli dei deficit delle partite correnti e dell’inflazione sono più bassi e i deficit fiscali sono migliorati. Inoltre, queste economie si trovano all’inizio della fase di metà ciclo economico, a differenza degli USA che si trovano nelle fasi finali;
  • I Mercati Emergenti sono in grado di assorbire il graduale rialzo dei tassi USA. L’impatto sarà maggiore per i paesi (come la Turchia) che dipendono molto dai finanziamenti esterni e che detengono un ampio stock di debito denominato in dollari. Nel complesso, però, vediamo che gli Emergenti dispongono di bilanci in salute, maggiori riserve che possono agire da cuscinetto e tassi di cambio sottovalutati;
  • Crediamo che i rischi di coda per la Cina siano diminuiti. L’impatto dei dazi commerciali sul breve termine sarà limitato, in quanto solo il 3,5% della produzione cinese viene consumato negli USA. Detto questo, l’aumento dell’incertezza e delle barriere commerciali probabilmente danneggerà il sentiment e il capex, sia in Cina che negli Stati Uniti. A nostro avviso, la Cina ha gli strumenti per affrontare questa sfida, come dimostrato dai recenti annunci di misure anti-cicliche a supporto dell’economia;
  • I recenti dati economici positivi in Europa potrebbero segnalare un ritorno della crescita sincronizzata. È presto per dirlo, ma se così fosse, il rafforzamento del dollaro passerebbe in secondo piano, allentando la pressione sulle divise emergenti e fornendo ulteriore supporto alla crescita economica di queste economie.

Alla luce di queste considerazioni, vediamo alcune interessanti opportunità nel debito in valuta locale, anche se questo segmento del mercato sarà probabilmente più volatile nel breve termine, a causa dei timori legati alle politiche commerciali e alla forza del dollaro.
I rischi principali alla nostra tesi – e che non rappresentano il nostro scenario base – includono lo scoppio di una guerra commerciale e la possibile uscita degli Stati Uniti dal WTO, un inaspettato incremento dell’inflazione statunitense e un ulteriore aumento della crescita USA rispetto al resto del mondo. In questi scenari, il dollaro e i tassi USA salirebbero, mettendo gli Emergenti sotto pressione. Infine, non va dimenticato che questa è la prima volta che i mercati finanziari stanno affrontando il ritiro delle misure straordinarie delle politiche di accomodamento monetario.
Riteniamo che i prossimi mesi saranno volatili, ma per questo potrebbero anche presentare opportunità interessanti per aumentare l’esposizione al rischio. In ogni caso, gli investitori che volessero farlo, dovrebbero agire in modo graduale e non in un’unica mossa, in quanto la volatilità proseguirà per un po’ di tempo. In un mercato – quello dei Paesi Emergenti – che include quasi 70 paesi, la selezione delle security e la differenziazione per paese rimangono di cruciale importanza.

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