Emergenti, attenzione all’utile per azione

A cura di Emil Wolter, gestore del fondo Comgest Growth Emerging Markets di Comgest
Il primo semestre del 2018 è stato difficile per i mercati emergenti globali, che hanno perso il 6,7% (nella rilevazione in dollari). Dopo il solido rialzo del 37,3% (in dollari) registrato dall’indice MSCI Emerging Markets nel 2017, la tendenza si sta chiaramente invertendo. Nel corso dell’anno sono state molte le tematiche caratterizzate da una crescente dinamica: la stretta della politica monetaria statunitense continua, con il rischio di un’amplificazione del trend a causa del lassismo fiscale, mentre l’inasprimento della politica monetaria USA tende ad influire sulla politica degli Emergenti, in particolare in quelle economie dove la debolezza della valuta nazionale porta a un aumento dell’inflazione.
Sebbene l’importanza del dollaro per gli Emergenti si sia ridotta nel tempo, con il renminbi cinese che rappresenta ora circa il 30% della più ampia base monetaria mondiale e svolge un ruolo sempre più importante negli investimenti e nel commercio degli Emergenti, i movimenti del biglietto verde continuano ad avere molta influenza per quanto riguarda le condizioni di liquidità. Il suo costante apprezzamento mette in difficoltà i mercati: inoltre il deterioramento sia della retorica commerciale sia dell’effettiva guerra dei dazi a colpi di ritorsioni non è un elemento positivo per i mercati in generale e in particolare per i mercati e le società la cui attività principale è basata sul commercio.
Ad aggiungere incertezza c’è poi un posizionamento più aggressivo a livello geopolitico, che si collega alla modifica della politica commerciale statunitense. Parallelamente, il ciclo economico dei mercati sviluppati è sempre più maturo.
A livello interno, la politica ha svolto un ruolo sempre più influente sui mercati in diversi Paesi come la Turchia, il Brasile e il Messico, Paesi dove si sono svolte o si svolgeranno le elezioni presidenziali. L’avanzamento delle riforme è incerto, a meno che non sia forzato dai mercati finanziari, come è successo recentemente in Argentina. All’estremo opposto si colloca la Cina, che ora ha un presidente a vita, con tutti gli interrogativi del caso.
Tenendo conto che a lungo termine i prezzi delle azioni si muoveranno probabilmente in linea con la crescita dell’EPS, l’aspetto più importante della performance assoluta è la deviazione del valore patrimoniale netto dagli utili per azione (EPS) della società.
A livello dei singoli titoli, le società che registrano miglioramenti dell’EPS non hanno assistito a un commisurato incremento dei prezzi delle azioni (ad esempio Ping An e Localiza), mentre le società con un EPS invariato hanno registrato un netto calo del prezzo (ad esempio Inner Mongolia Yili e Coca-Cola Femsa). NetEase costituisce un esempio più dettagliato, data la svalutazione subita dopo quattro anni di rapidissima crescita dell’EPS. Nel 2017 la società ha iniziato a investire in una nuova attività, l’e-commerce, e continua a farlo anche quest’anno. Sebbene accumuli “capacità” di crescita degli utili futuri, l’attuale performance dell’EPS è bassa e ciò ha portato a un riallineamento delle aspettative tra gli investitori. Riteniamo che NetEase abbia un solido track record e una buona credibilità sia a livello operativo che in termini di governance ed è pertanto disposta ad aspettare che la nuova attività cresca fino a contribuire alla performance.
Tra i nostri nuovi posizionamenti includiamo Samsung Electronics che si è impegnata a restituire agli azionisti il 50% dei flussi di cassa disponibili grazie a un netto miglioramento della corporate governance. Inoltre, anche se il ciclo del mercato delle schede di memoria dovesse invertire la tendenza, la redditività dovrebbe raggiungere un minimo più elevato rispetto al passato per effetto di una maggiore strutturazione del settore. Prevediamo un tasso di crescita annuo composto dell’EPS del 13% nei prossimi 5 anni.
Tra gli acquisti figura anche Unilever, che genera il 57% delle vendite sui mercati emergenti in rapida crescita. La forza dei marchi e il piano di ristrutturazione annunciato nel 2016 (aumentato successivamente in seguito a un’offerta ostile di acquisto) indicano che i margini dell’EBITDA dovrebbero ampliarsi di 100 pb l’anno fino a raggiungere il 20% nel 2020 ossia una crescita dell’EPS del 10% l’anno su 5 anni.

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