Gestione dati in outsourcing: la ricerca di State Street

La maggioranza (60%) degli investitori istituzionali intende dare parzialmente o totalmente in outsourcing la gestione dei propri dati nel corso dei prossimi tre anni. E’ quanto emerge da una ricerca di State Street. Attualmente il 52% del campione mantiene in house tutte le funzioni di gestione dei dati. Tuttavia, entro il 2021, questa percentuale dovrebbe scendere al 36%, con un 15% intenzionato a esternalizzare completamente questo ruolo a partner esterni.
“L’incremento della complessità dei dati ha cambiato radicalmente il modo in cui fondi pensione e gestori competono e operano”, ha detto Subbiah Subramanian, responsabile globale dell’offerta data-as-a-service di State Street Global Exchange, DataGX(SM). “L’attuale panorama degli investimenti richiede un’enorme quantità di dati. Inoltre, dato che le linee di separazione tra front, middle e back office continuano ad assottigliarsi sempre di più, una gestione più intelligente dei dati diventa assolutamente prioritaria per ottenere performance efficaci e riconoscere le opportunità di crescita”.
Più della metà del campione (57%) evidenzia come le richieste da parte delle autorità regolamentari siano il fattore all’origine di questo cambiamento. Tuttavia sembra anche che la gestione dei dati stia diventando un elemento di crescente importanza per gli investitori istituzionali visto che, per quasi un terzo (30%) dei partecipanti al sondaggio, l’integrazione di nuove informazioni o dati alternativi nei processi di investimento rappresenterà una delle maggiori opportunità per sostenere la crescita delle proprie attività nei prossimi cinque anni.
Inoltre, quasi la metà degli intervistati (46%) ritiene che l’implementazione di una migliore strategia per la gestione dei dati abbia favorito l’allineamento tra i loro team di investimento e i team di gestione del rischio; infine il 22% crede che le proprie capacità di analisi dei dati siano diventate il vantaggio competitivo più importante.
Altre conclusioni chiave emerse dalla ricerca di State Street:

  • Il 43% degli investitori istituzionali considera la mancanza di integrazione tra diverse tipologie e fonti come la sfida maggiore della gestione dei dati
  • Cinque anni fa, il 91% degli intervistati affermava di aver a disposizione le risorse adatte per promuovere la strategia di analisi dei dati nell’ambito degli investimenti. Attualmente, il dato è sceso al 60%.
  • Nel corso dei prossimi cinque anni, il 43% di coloro che hanno preso parte al sondaggio si aspetta di affidarsi a partner esterni per l’analisi delle performance e dei rischi
  • Il 68% degli investitori istituzionali dichiara infine di sentirsi a proprio agio rispetto al tema dell’archiviazione dei dati nel cloud

 
“In un contesto caratterizzato da requisiti regolamentari sempre più stringenti e da bassi rendimenti che incentivano la ricerca di fonti di alpha alternative, e spesso più complesse, è evidente che gli investitori istituzionali continueranno a privilegiare la gestione e l’analisi dei dati per prendere decisioni più accurate in materia di investimenti, soddisfare le richieste regolamentari e ottenere vantaggi competitivi “, ha dichiarato David Pagliaro, responsabile di State Street Global Exchange per l’area EMEA. “Sembra che il prossimo passo – e anche quello più efficace – di questa evoluzione tecnologica porterà alla nascita di rapporti di collaborazione tra operatori specializzati nell’analisi dei dati e investitori istituzionali, fattore che consentirà a questi ultimi di focalizzarsi sulle proprie competenze chiave”.

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