La locomotiva Usa continua a trainare i listini azionari

A cura del Team Investimenti di UBI Pramerica SGR

Lo scenario economico di riferimento si conferma molto complesso, anche se, a fronte della dinamica più volatile dei mercati, le condizioni fondamentali dell’economia mondiale restano solide. I dati macroeconomici degli ultimi mesi confermano un quadro molto positivo, caratterizzato da una stabilizzazione della crescita mondiale su ritmi sostenuti. Questa fase di crescita solida e significativa continua a interessare gran parte delle economie mondiali, sebbene si sia avviata una desincronizzazione tra gli Stati Uniti, dove l’espansione prosegue a ritmi molto elevati sulla spinta degli stimoli fiscali approvati dall’Amministrazione Trump, e le altre principali economie avanzate, dove i tassi di crescita si stanno stabilizzando su traiettorie più sostenibili nel medio termine.

Tale quadro è confermato dalle stime del Fondo Monetario Internazionale che si attende una crescita dell’economia mondiale al 3,9% sia per il 2018 che per il 2019, in linea con le stime presentate lo scorso aprile. Una revisione al ribasso molto contenuta (-0,2% nel 2018) ha interessato le stime di crescita dell’Area Euro e del Giappone ed è attribuibile, per lo più, a una crescita leggermente inferiore alle attese nel primo trimestre dell’anno.

Negli ultimi mesi si è osservato un calo degli indicatori di fiducia delle imprese, con l’eccezione di quelli statunitensi, riconducibile in gran parte a un peggioramento delle aspettative sulle esportazioni, a causa dell’incertezza sull’evoluzione delle trattive sui dazi alle importazioni statunitensi.

Riteniamo che quelli che sono considerati i principali elementi di rischio da parte dei mercati – un’escalation delle tensioni commerciali internazionali e l’avvio da parte del nuovo governo italiano di politiche economiche che possano mettere a rischio il rispetto dei vincoli sui conti pubblici concordati con la Commissione europea – debbano essere entrambi ridimensionati.

Per quanto riguarda le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e i principali partner commerciali un segnale positivo è venuto dal recente accordo commerciale tra gli USA e l’Unione europea. Inoltre, anche la risposta cinese, passata principalmente attraverso una graduale svalutazione del cambio più che attraverso l’imposizione di ulteriori dazi, dovrebbe concorrere a scoraggiare Trump dal percorrere indefinitamente la strada dell’imposizione di nuovi dazi.

Per quanto riguarda il rischio che il nuovo governo italiano possa aumentare la spesa pubblica aumentando il deficit dei conti pubblici appare ridimensionato alla luce delle dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Tria, volte a rassicurare i mercati, e della funzione di tutela svolta dal Presidente Mattarella.

In tale contesto anche la sola assenza di notizie negative su questi due principali fronti di rischio dovrebbe favorire un recupero dei mercati azionari e un riprezzamento delle valutazioni più in linea con i fondamentali. Quindi, confermiamo una visione positiva sui mercati azionari, che dovrebbero tornare a valori molto vicini ai massimi della prima parte dell’anno. Questi fattori dovrebbero favorire un recupero dell’Euro, che ha scontato un’evoluzione negativa di questi fattori di rischio, e un recupero delle valutazioni dei titoli corporate, con una volatilità contenuta sugli spread. Per i titoli governativi dovrebbe registrarsi una correzione dei prezzi, più marcata per quelli tedeschi e americani e meno marcata per quelli italiani, per cui si dovrebbe registrare una riduzione degli spread.

La nostra impostazione strategica relativa agli investimenti di portafoglio non cambia:

  • sovrappeso di mercati azionari,
  • sottopeso di titoli governativi,
  • buona predisposizione all’investimento in titoli corporate, in particolare high yield,
  • sottopeso del Dollaro.

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