Opportunità tra i governativi australiani e nello Yen

A cura di John Stopford, Portfolio Manager del Global Multi-Asset Income Fund di Investec AM
I leading indicators globali mostrano un certo rallentamento della crescita, ma anche, al contempo, una bassa probabilità di recessione il prossimo anno. Altri rischi, tuttavia, si vanno profilando. Il presidente Trump continua ad acuire le tensioni commerciali, e questo dovrebbe penalizzare in qualche misura la crescita e il sentiment.
La portata di tali circostanze, comunque, sarà significativa solo se saranno effettivamente attuate tutte le minacce e le ritorsioni. L’inasprimento della politica monetaria nel contesto della robusta crescita statunitense (dovuta principalmente all’alleggerimento fiscale) sta inoltre rafforzando il dollaro USA e facendo pressione su altre regioni, in particolare nei mercati emergenti.
Queste forze potrebbero nel loro insieme continuare a incidere sui mercati. Non senza preoccupazione, poi, ci chiediamo cosa guiderà la crescita globale il prossimo anno, quando l’impatto dei tagli fiscali USA e della spesa pubblica comincerà a venir meno.
In tema di rischio geopolitico, riteniamo che gli investitori dovrebbero concentrarsi soprattutto sui fondamentali e le valutazioni sottostanti. Dopo tutto, i fattori geopolitici diventano davvero rilevanti quando generano cambiamenti di lungo periodo nei fondamentali. L’Italia secondo noi ne ha il potenziale, anche se è presto per ora. Il Paese resta legato all’Eurozona al momento ma vi sono chiaramente dubbi per il futuro, vista la possibilità che un governo populista cambi il percorso del Paese. Tutti sappiamo i problemi dell’Italia nell’Eurozona, visti ad esempio l’alto debito, la bassa crescita e l’economia non competitiva.
Attività di portafoglio. Nel corso dell’ultimo periodo, abbiamo incrementato selettivamente l’esposizione alle azioni per aumentare lievemente l’esposizione azionaria netta complessiva, pur rimanendo relativamente cauti. L’esposizione alla duration complessiva è stata di poco ridotta in particolare attraverso titoli di Stato USA. Continuiamo a detenere allocazioni su mercati obbligazionari minori, come quelli canadese e neozelandese. L’esposizione ai titoli di debito dei mercati emergenti è rimasta sostanzialmente invariata, anche se stiamo monitorando possibili aree di debolezza per un eventuale aumento dell’esposizione.
Abbiamo continuato a ridurre la nostra esposizione alle emissioni corporate high yield e investment grade, tuttora caratterizzate da valutazioni elevate. Per quanto riguarda le valute, abbiamo incrementato l’esposizione al dollaro USA e allo yen giapponese e, al contempo, anche l’esposizione short all’euro. Abbiamo inoltre ridotto lievemente l’esposizione alla corona norvegese e a quella svedese.
Strategia. L’attuale mercato rialzista per gli asset sensibili alla crescita, come le azioni, sembra piuttosto maturo. A nostro avviso tuttavia gli investitori non dovrebbero “tirare subito i remi in barca”, perché rischierebbero di perdere le opportunità derivanti dai potenziali rialzi della fine del ciclo rialzista.
La storia insegna che si rischia di perdere le opportunità allo stesso modo sia vendendo 6-12 mesi prima che dopo – quindi il rendimento rispetto al picco di mercato è più o meno il medesimo. È probabilmente più semplice, comunque, individuare il picco nei mercati sei mesi dopo l’evento che prevederlo con 6 mesi di anticipo.
Nonostante l’incertezza, riteniamo che le opzioni offrano al momento opportunità economiche, cogliendo il potenziale di rialzo delle azioni e altri asset evitando i ribassi. Inoltre, in questa fase finale del ciclo, nella quale alcuni rischi iniziano a formarsi, riteniamo che un fattore chiave per l’investimento sia la selettività, con un approccio bottom-up che selezioni singole società e singoli titoli con caratteristiche allettanti piuttosto che con semplici allocazioni su ampia scala.
A nostro avviso, al momento vi sono interessanti opportunità in singoli titoli azionari, nei trust immobiliari (REITS) e anche in alcuni mercati obbligazionari governativi, nello specifico l’Australia. Aggiungiamo che nel complesso i mercati emergenti sono stati duramente colpiti, ma vi sono interessanti opportunità anche in essi, visti i fondamentali resilienti a prezzi allettanti.
Le prospettive per il dollaro rimangono incerte, con la debolezza strutturale compensata per il  momento dalla forte crescita e dall’aumento dei tassi di interesse. La nostra posizione preferita in una valuta principale è quella nello yen giapponese, che riteniamo conveniente e che presenta caratteristiche di portafoglio difensive. Vediamo infine opportunità selezionate anche in altre valute dei mercati sviluppati e di quelli emergenti.

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