Ottimismo apparente

A cura di Wings Partners Sim

I mercati rimangono sempre perturbati in questo torrido periodo estivo, per quanto una generale ondata di ottimismo sia ascrivibile all’apparente ripresa dei colloqui Sino-Americani in tema di politiche commerciali. Colloqui che sebbene rappresentino una gradita novità dopo oltre due mesi di vicendevole arroccamento sulle proprie posizioni, hanno ancora un profilo basso (tutti i delegati coinvolti non sono figure di spicco) il che lascia presagire che la strada per un eventuale compromesso sia ancora lunga ed irta di insidie.

Insidie che non di rado arrivano via Tweet da Trump che ancora ieri non ha mancato di lanciare strali contro la Turchia, riaccendendo a tratti i timori, mai del tutto sopiti, di una debacle economica del Paese ed un potenziale effetto contagio su gran parte dei paesi emergenti, che stanno in queste giornate sperimentando pesanti pressioni sulle rispettive divise. Tra questi vale indubbiamente la pena di menzionare il Venezuela, che ha recentemente infranto il record storico di iper-inflazione della Repubblica di Weimar sperimentando dal 2013 una svalutazione della sua divisa passata da 6 a 250.000 ed una previsione sull’incremento dei prezzi a fine anno a 1.000.000% (gli zeri sono corretti…).

Perplessità ed incertezze non sono però esclusivo retaggio dei paesi emergenti, dato che anche nell’ambito di quelli c.d. sviluppati non mancano elementi di preoccupazione. Si torna infatti a parlare di Brexit dato che i colloqui tra Inghilterra ed Europa sembrano essersi arenati proprio sul nodale tema dei servizi finanziari (l’Europa sarebbe disposta a concedere, in luogo del mutuo riconoscimento delle rispettive legislazioni, solo una “equivalenza”, ovvero una autorizzazione potenzialmente soggetta a revisione ed annullamento con preavviso di soli 30 giorni, che certo non può essere gradita agli operatori finanziari albionici).

Si torna anche a parlare di debito pubblico italiano, di spread e di potenziali downgrade, con il decennale italiano che ha svettato in questi giorni sopra quota 3%; le concause sono ampiamente note a tutti e certamente i discorsi di nazionalizzazione delle autostrade (i cui termini rimangono incogniti, così come quelli di una concessione coperta da segreto di Stato.

Malgrado le disavventure di Tesla, sotto i riflettori di investitori e SEC, dopo il famigerato tweet di Elon Musk che si diceva pronto a privatizzare la società con fondi già assicurati (ma che poi si è scoperto tanto assicurati non erano), i mercati azionari americani rimangono sostenuti e sempre in vista dei massimi record; deciso arretramento invece questa notte per il dollaro che si porta sotto quota 1,15 contro euro ancora una volta grazie all’intervento social di Trump, che ha accusato Cina ed Europa di manipolare i rispettivi tassi di cambio lanciando al contempo un nuovo monito al Presidente della FED, a suo dire troppo ansioso sulla politica dei tassi.

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