Trump, Powell e il dollaro

A cura di Alessandro Balsotti, Jci Capital
We are negotiating very powerfully and strongly with other nations. We are going to win. But during this period of time I should be given some help by the Fed. The other countries are accommodated… I think China is manipulating their currency, absolutely. And I think the euro is being manipulated also”. Non è la prima uscita a forte contenuto critico dell’attuale Presidente nei confronti dell’operato della Federal Reserve. Era già successo il 19 giugno e l’impatto sul dollaro, pur visibile, era stato limitato (il biglietto verde aveva perso un paio di punti percentuali, diluito in circa tre settimane e quindi non facilmente riconducibile alle sole esternazioni di Trump).

In questo caso l’intervento arriva in mercato più sbilanciato e vulnerabile a una correzione della rinnovata forza del dollaro. Powell parlerà alla platea di Jackson Hole venerdì alle 4pm (CET). Il suo intervento non era previsto fino a una decina di giorni fa. Il tema del simposio, “Changing market structure and implications for monetary policy” si presta a qualche interpretazione dovish, a giudicare da come alcuni trend secolari sembra stiano tenendo a bada l’inflazione.
La distribuzione on-line e la maggiore concentrazione di mercato (e di potere) delle corporation sono i primi esempi che vengono in mente di cambiamenti strutturali che potrebbero essere alla base della scarsa aggressività delle pulsioni inflattive pur in una fase di ciclo maturo. Il programma degli interventi sarà reso noto solo domani. Intanto il Governatore è stato messo in una situazione estremamente difficile. Se mostrerà toni meno determinati sul processo di normalizzazione (il mercato al momento sconta un rialzo sicuro per settembre e uno probabile per dicembre) non mancheranno le critiche di chi ci leggerà una sudditanza nei confronti della Casa Bianca, novello Arthur Burns al cospetto di Richard Nixon.
Proseguendo invece per la sua strada non potrà invece che far salire i toni del confronto con l’amministrazione, in un conflitto senza precedenti, a cui potrebbero aggiungersi anche critiche bipartisan di una parte del partito democratico. Intanto il dollaro subisce qualche perdita, causata più dal posizionamento estremo raggiunto dopo un rafforzamento durato ormai parecchi mesi e da qualche segnale, al margine, di un rallentamento economico, che da indicazioni concrete che le parole di Powell mostreranno un cambio di rotta.
Questa correzione ha ancora un paio di sessioni di spazio, poi il pallino sarà in mano al Governatore e alle modalità di reazione alle provocazioni di Trump e, guardando più in là, alla conferma o smentita che l’economia americana stia effettivamente iniziando a rallentare non solo in quei settori più tipicamente esposti ai rialzi dei tassi (immobiliare e automotive).

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