Attese sul discorso di Powell (Fed) al Jackson Hole Policy Symposium

A cura di Larry Hatheway, capo economista di Gam Investments
Il Jackson Hole Policy Symposium ospiterà discussioni relative alla concentrazione dell’industria, all’impatto che questa ha sui salari e sulla formazione dei prezzi, e quindi alla politica monetaria. Tuttavia, in un contesto di economia USA prossima alla piena occupazione, di inflazione core vicina al target Fed del 2,0% e di crescita annualizzata del PIL superiore al 4%, l’argomento principale di conversazione a margine della conferenza sarà la politica della Federal Reserve e la possibilità di ulteriori rialzi dei tassi quest’anno e il prossimo.
Powell potrebbe far riferimento a queste tematiche nel discorso di venerdì sulla politica monetaria in un’economia che cambia. Qualunque commento sull’attuale politica della Fed attrarrà ancora più attenzione del solito considerato la recente e inedita critica rivolta alla Fed dal presidente USA. Anche se Powell preferisce parlare in maniera chiara e senza tecnicismi, potrebbe trovare ragionevole adottare un approccio più cauto in modo da evitare di apparire in aperto conflitto con l’amministrazione Trump.
Il meeting di Jackson Hole avrà luogo in un contesto di recente calo dei rendimenti dei bond USA e un indebolimento del dollaro. Gli investitori continuano a scontare due rialzi dei tassi da parte della Fed quest’anno (a settembre e a dicembre) ma sono meno sicuri rispetto a ulteriori movimenti nel 2019, in contrasto con il “dot plot” della Fed. Tradizionalmente la Fed preferisce usare gli statement FOMC e le udienze al congresso per guidare le aspettative del mercato, ma sarà comunque interessante osservare se il gap tra la view della Fed e le percezioni del mercato si ridurrà a seguito dell’intervento di Powell.
Per quanto riguarda il resto dell’agenda di Jackson Hole, non c’è molto da discutere su alcuni dati – tra cui il minimo pluridecennale della quota del reddito da lavoro dipendente nei redditi USA, un corrispondente massimo storico dei redditi di natura finanziaria nel totale nazionale e una risposta limitata di salari e prezzi in un’economia sempre più satura. Se la concentrazione dell’industria sia o meno il driver principale o uno dei primi fattori di queste dinamiche resterà probabilmente un argomento di dibattito, anche dopo Jackson Hole.
Più probabilmente, il cambiamento della struttura del mercato è uno dei tanti fattori alla base dell’eccezionale squilibrio del rapporto tra redditi di natura finanziaria e redditi da lavoro dipendente dell’economia USA (che sta diventando sempre più evidente anche in Giappone). Un indebolimento del potere contrattuale dei lavoratori (minore sindacalizzazione), il cambiamento tecnologico, la globalizzazione e livelli ancora alti di insicurezza del lavoro derivante dalla “Grande Recessione” sono probabilmente fattori che contribuiscono a una minore compensazione dei lavoratori e alla quota di reddito di natura finanziaria rispetto al PIL ai massimi storici.”

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