I mal di pancia di Trump spingono l’euro

A cura di Peter Roseinstreich, Head of Market Strategy e Vincent Mivelaz, analista di Swissquote

Bisogna stare attenti a non commettere errori. E è certo che l’amministrazione Trump sia ormai in crisi. La condanna di due uomini legati al Presidente con accuse a vario titolo come la violazione della legge che finanzia la campagna elettorale costituisce un problema serio che potrebbe portare all’arresto. Non si tratta di unbattage pubblicitario: il Procuratore speciale Robert Mueller starebbe preparando una vera e propria stangata legale poiché si trova nelle condizioni di poter avanzare accuse penali contro il Presidente Trump.

Sia i Democratici che tutti gli anti-Trump sentono ormai l’odore del sangue e stanno bloccando la promozione alla Suprema Corte di Brett Kavanaugh. La strategia è di vincere le elezioni di Mid-term di novembre per riprendere il controllo della Camera e del Senato e poi di tentare l’impeachment (sebbene non sarà semplice ottenere politicamente la messa in stato d’accusa del Presidente). Nel frattempo, la Fed non sembrerebbe avere intenzione di accelerare sul rialzo dei tassi, con ciò lasciando che la curva dei tassi Usa si appiattisca ulteriormente. In Europa, l’economia dovrebbe rimbalzare marginalmente nel terzo trimestre e questo scenario nel complesso dovrebbe sostenere le valutazioni dell’euro/dollaro nel 2019.

Dall’altra parte del mondo, in Giappone, l’inflazione continua a deludere rendendo sempre più lontano l’obiettivo di un’inflazione al 2% entro il 2021, come da target della Bank of Japan. I prezzi al consumo nominali di luglio sono aumentati dello 0,9% grazie soprattutto al rialzo dei prezzi del cibo e dei carburanti ma tuttavia i numeri alla base del calcolo suggeriscono un indebolimento dell’inflazione, che risulterebbe pertanto invariata rispetto all’inizio dell’anno (nell’arco di +/- 0,2%). La probabilità che la banca centrale giapponese possa ritoccare al ribasso le previsioni sui prezzi sta diventando una certezza.

La decisione recente di permettere una fluttuazione più ampia del rendimento del bond decennale porterà un ulteriore apprezzamento dello yen, che dovrebbe a sua volta ridurre ulteriormente l’inflazione. La decisione del Governo di ridurre le tariffe di telecomunicazione mobile del 40% (un business che contribuisce all’espansione del CPI di circa lo 0,9%) potrebbe raffreddare i consumi. A seguito dell’annuncio di martedì. KDDI, NTTN Docomo, Rakuten e Softbank hanno accusato pesanti perdite in Borsa. Il cambio DollaroYen, ora a 111,39, potrebbe rimbalzare a 111,50 nel breve termine.

 

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