Fondi: low cost non è sinonimo di free-risk

A cura di Morningstar
Non bisogna confondere i bassi costi con le scelte di investimento appropriate. Ridurre le spese è sicuramente importante per aumentare le probabilità di ottenere migliori rendimenti e la decisione di Fidelity di offrire negli Stati Uniti due fondi indicizzati a zero-commissioni segna un momento di svolta dell’industria del risparmio gestito. Tuttavia, low cost non è sinonimo di free-risk: vale sempre il detto che “non ci sono pasti gratuiti”. Ecco tre semplici regole per un approccio pragmatico alla costruzione del portafoglio.
Non perdiamo di vista gli obiettivi
Lasciando da parte gli entusiasmi e i clamori del recente annuncio di Fidelity, l’investitore, che ogni giorno si trova di fronte all’arduo compito di costruire e gestire il proprio portafoglio, non deve perdere di vista i propri obiettivi, quelli per cui risparmia anziché spendere tutto quello che guadagna. Acquistare una casa, far studiare i propri figli, garantirsi una vita dignitosa dopo la pensione sono alcune delle finalità che si può dare. Tenere bassi i costi è una via per raggiungerle non un obiettivo a sé stante.
Guardiamo dentro allo strumento finanziario
“Se ambiamo a costruire un portafoglio olistico”, dicono Matthias Palowski e Emma Morgan, Portfolio manager di Morningstar Investment management (MIM), “dobbiamo certamente prestare attenzione alle commissioni, ma questo fattore non deve essere l’unico che domina le decisioni di investimento”. E’ necessario, ad esempio, conoscere lo strumento finanziario che intendiamo acquistare, anche se ha costi molto bassi. Ad esempio, un Exchange traded fund (Etf) azionario Europa large cap può replicare l’indice Msci Europe, lo Stoxx Europe 50 o lo Stoxx Europe 600. Questi benchmark hanno caratteristiche differenti per numero di titoli, capitalizzazione delle aziende, pesi dei diversi settori e Paesi.
“E’ importante considerare anche i benefici dell’effetto compounding”, spiegano i gestori di MIM. Per esempio, i vantaggi di una scelta low cost sono enormi se si compara un fondo senza commissioni con uno che addebita l’1% o più, ma sono minimi se le differenze di prezzo sono ridotte. Nel grafico qui sotto, si ipotizza un rendimento lordo del 7% per mostrare questo fenomeno.
Effetto compounding delle commissioni per un fondo
Nessuno ci offre il pranzo gratis
Infine, non dobbiamo dimenticare che non ci sono “pasti gratuiti” e nulla ci viene regalato, tanto meno in finanza. La decisione di tagliare le commissioni o azzerarle può essere una strategia per attirare i clienti e poi proporre anche le soluzioni più costose. Spesso, le società di gestione di fondi indicizzati possono permettersi una simile mossa perché continuano a guadagnare dal prestito titoli, una pratica che può diventare rischiosa in fasi di stress dei mercati.
La “corsa al ribasso”, dunque, è benvenuta, ma è bene non farsi abbagliare. “Più si ridurranno le commissioni, più facile sarà – a parità di altre condizioni – raggiungere i propri obiettivi finanziari”, conclude MIM. “Ma dobbiamo essere consapevoli delle sfide che questo trend pone alla costruzione del portafoglio ed essere equipaggiati per affrontarle”.

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