Into The Wild

A cura di Aqa Capital

Non l’amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia, datemi la verità
C’è un piacere nei boschi senza sentieri,
C’è un’estasi sulla spiaggia desolata,
C’è vita, laddove nessuno s’intromette,
Accanto al mar profondo, e alla musica del suo sciabordare

C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un’esistenza non convenzionale…
La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza

Tratto da il film: “Into the wild” di Sean Penn.

La narrazione classica di queste settimane vede gli Usa contro il resto del mondo. Incornicia Donald Trump come un guerrafondaio commerciale che vuole arginare il crescere della Cina e sottomettere le altre economie. Tutti i guru, invece, continuano a sbandierare da tre a cinque motivi perché Wall Street debba cambiare rotta. Aggiornati i massimi storici, battuto il record di longevità del ciclo economico, rimane solo una predizione: l’inversione.
I motivi sono: rialzo dei tassi: guerra commerciale, ripresa dell’inflazione trainata dalle materie prime e rialzo del costo del lavoro. I più raffinati ci aggiungono un’analisi sui multipli azionari corredata da una valutazione dell’impatto di nuovi costi.

Trump sembra molto più semplice di come si voglia descriverlo, non è conquistatore, non gli interesserebbe nemmeno avere una visione globale del mondo. Al contrario vuole rimettere gli Stati Uniti al centro. Non gli importa avere relazioni amiche o nemiche. L’unica relazione che accetta è quella che porta a una bilancia commerciale non negativa. Punto e basta. Il resto sono congetture. La sua capacità diplomatica è comunque molto sottovalutata, qualche risultato lo ha ottenuto, prima con la Corea del Nord e poi Messico. Ma non fila tutto liscio come l’olio. L’estensione del nuovo Nafta al Canada ha subito uno stop.
Indiscrezioni di stampa riportano che Trump non accetterebbe alcuna concessione nei negoziati. La proposta dell’Europa di azzerare le tariffe sull’auto è stata rigettata dagli Usa.

Ma il fronte caldo rimane con la Cina. Obiettivo contrastare l’avanzata di un colosso economico che punta a superare il primato Usa. I dati macro però parlano di una crescita cinese senza il turbo.  Ad agosto il settore manifatturiero è salito al ritmo più lento da 14 mesi, evidenziando una contrazione degli ordini per l’export per il quinto mese consecutivo. L’indice Pmi manifatturiero è sceso a 50,6 punti, in linea con le attese, dai 50,8 di luglio. Si tratta del dato più basso da giugno 2017. Siamo al limite: la soglia dei 50 punti indica crescita. In attesa di un accordo fra i due Paesi, che non arriva, Trump è pronto a far scattare dazi automatici per 200 miliardi di dollari.

Sullo sfondo la crisi dei i Paesi emergenti. Il Venezuela è devastato, la moneta turca crolla, l’Argentina sembra a un passo dal bilico. Mentre in Europa l’Italia è sempre più un osservato speciale, con lo spread tra Btp e Bund che si allarga, piano piano giorno dopo giorno, in attesa di rassicurazioni da parte del governo che non arrivano, ma non dovrebbero farsi attendere.

Con questa narrazione, quella comune che oggi si sente tra le sale operative, sembra tutto già scritto.  I tassi saliranno, le Borse cadranno. I mercati emergenti e quelli con debito elevati sono i più fragili e rischiano il crollo. Si ha però la strana sensazione di sentirsi ingabbiati nei soliti schemi di sempre. L’esaltazione di un’analisi che rassicura tutti perché è la più condivisibile. Intanto i mercati seguono tutt’altra direzione.
E’ il piacere di muoversi nei boschi senza sentieri, dove non vi è un percorso già segnato. Capaci di assaporare ogni giorno  un sole nuovo e avere un orizzonte in costante cambiamento.
Into the wild parla dell’America profonda, quella che vede nella capacità dell’uomo di sopravvivere in condizioni estreme, lontano dalla civiltà, una forza genuina incontrastabile che quasi lo lega all’origine del mondo.

Allontaniamoci da tutto, da ogni analisi precostituita e accettiamo che i mercati si stanno spingendo verso qualcosa di nuovo. Il mondo che i banchieri centrali hanno tentato di intravedere a  Jakson Hole perché i vecchi modelli di sempre non spiegano questa crescita economica.  Un mondo dove le grandi imprese globali, il lavoro flessibile, i millenials spingono verso nuovi equilibri e una domanda che vede stravincere i prodotti sempre più immateriali, cloud computer, share economy. Un mondo che la Borsa fatica a spiegare perché è più selvaggio, in quanto usa regole diverse e meno intermediari, più flessibilità, maggiore adattamento meno confini nazionali. Un mondo dove la La fragilità del cristallo non è una debolezza ma una raffinatezza.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: