Brexit e guadagni di fine anno, ecco perché gli investitori potrebbero passare all’incasso

A cura di Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy, Swissquote

Con la Bce che si riunisce questa settimana, gli investitori ne potrebbero approfittare per modificare i loro portafogli riesaminandone le strategie. Infatti, nonostante prosegua senza soluzione di continuità il dibattito sul punto di inversione dei mercati, il nostro pensiero è che il destino delle Borse sarà maggiormente determinato dalle condizioni finanziarie che da quelle relative al ciclo economico.
Con una crescita, nutrita a colpi di QE e politiche monetarie accomodanti che hanno consentito ai player di mercato di trascurare i segnali negativi provenienti dagli sviluppi macro e che hanno guidato i prezzi degli asset alle stelle in una vera e propria bolla. Eppure, nonostante le banche centrali stiano per alzare il costo del denaro e restringere la liquidità a disposizione, la Cina stia rallentando e la guerra commerciale e lo stress geopolitico non siano d’aiuto, tutto ciò non sembrerebbe pesare sulla psiche degli investitori.
E senza voler prendere in considerazione il fatto che la consuetudine anche questa volta dovrebbe essere quella di incassare i guadagni azionari dei primi 9 mesi dell’anno in tempo utile prima che la grande correzione possa fare dispiegare i suoi effetti. E’ difficile infatti prevedere una soluzione diversa da un calo significativo, benchè la deflazione rimanga bassa: sia il franco svizzero che lo yen continuano a guadagnare terreno sul dollaro avvicinandosi a resistenze di breve periodo importanti, nonostante i buoni dati sul mercato del lavoro Usa e i rendimenti dei Treasuries mantengano alta la domanda di dollari, a dispetto delle minacce di Trump sulle importazioni cinesi.
La Fed dovrebbe alzare i tassi il prossimo 26 settembre mentre continua il dibattito su un’ulteriore stretta a dicembre (70% di probabilità). E anche se i Paesi Emergenti rimangono sotto pressione dopo le pesanti svalutazioni del mese di agosto, gli investitori sembrerebbero focalizzarsi sulla selezione per distinguere vincitori e vinti. Il debito con i Paesi esteri è cresciuto in maniera decisiva negli ultimi anni dopo un lungo periodo di calo e con il costo del denaro che aumenterà vi sono Paesi come la Turchia e l’Argentina che si trovano in una situazione estremamente delicata mentre Messico, Russia e Sudafrica soffrono di meno. Non crediamo che allo stato attuale lo scenario possa degenerare fino ad una crisi valutaria, anzi crediamo che la volatilità su queste aree possa diminuire offrendo una buona occasione per andare “corti” di questi titoli.
E’arrivato il momento di puntare le proprie scommesse sull’esito, più o meno favorevole, della Brexit.Dal nostro punto di vista, i mercati si sentono troppo distaccati e al sicuro. Gli investitori stanno prezzando all’80% la possibilità di vedere un accordo con un 60% di una market neutralsoftBrexit. Noi non la pensiamo così, non crediamo infatti che si riesca a raggiungere realisticamente un accordo entro la scadenza di ottobre, anche se tenteranno in ogni modo, per non fare la figura di chi non è riuscito a rispettare la deadline, di consegnare un mezzo accordo che finirà per essere rigettato, una volta analizzato.
Nemmeno il periodo di transizione concordato di 21 mesi che serve per rendere più concilianti gli animi e consentire un passaggio senza ostacoli da uno scenario all’altro non riuscirà a calmare le ansie da post-Brexit se la data di ottobre non verrà rispettata. Anche una qualche forma di accordo doganale per beni e servizi sarà difficile da raggiungere e ancora più difficile da far approvare: sia la proposta tedesca di accantonare per il momento le questioni chiave che quella britannica di posporre la decisione non sono riuscite a raccogliere i consensi sufficienti.
Infatti, mentre i punti dirimenti della discussione sono già stati individuati, il “diavolo rimane nei dettagli”e, considerando l’ostilità della Francia, pare che nessuno sia disponibile a tralasciare alcunchè. Ad ogni buon conto, l’incertezza che circonda la Brexit sta creando volatilità sul cambio sterlina dollaro: il consolidamento a 1.30 dovrebbe essere valutato come punto di uscita.

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