Gli hedge sfidano la comunità europea. No alle nuove leggi

Andrew Baker (foto), numero uno dell’AIMA è pronto a sollevare l’intera industria alternativa contro le proposte della Comunità Europea, decisa a mettere un cappio alla libertà dei fondi speculativi.

Lo scorso aprile è stato presentato un progetto di legge (ancora da approvare al Parlamento Europeo) secondo cui i gestori che intendo operare in Europa dovranno sottostare ad una serie di imposizioni tra le quali, l’obbligo di registrazione, requisti patrimoniali minimi, migliorare la trasparenza della loro attività. La proposta riguarda tutti quei fondi con più di 500 milioni di euro di patrimonio, cosa che di fatto include la stragrande maggioranza dei soggetti attivi in questo settore.

Secondo Baker, la proposta della UE potrebbe avere serie conseguenze sull’attività dei manager, sugli investitori, i service provider e tutti i soggetti coinvolti nell’attività tipica di un fondo hedge.

La direttiva inoltre ha creato molta confusione tra gli addetti ai lavori che ora non sanno bene come muoversi: “il fatto di non  aver consultato i diretti interessati ha generato un impianto normativo che ha poca attinenza con la realtà – dice Andrew Baker – implementare la normativa sotto questi crismi potrebbe non essere possibile.

Inoltre esistono molti punti di conflitto tra la proposta della EU e l’attuale sistema di regole che vige in Europa”.
 
Il politico chiede che la legge venga rivista e che siano eliminati quei passaggi particolarmente ‘punitivi’ per l’industria alternativa. Per fare questo, l’AIMA vuole ‘mobilizzare’ l’industria: “Vogliamo lavorare insieme alla Commissione, i governi della Unione Europea e il Parlamento. Non siamo contro la direttiva di per se, vogliamo solo che la stesura finale della legge sia pratica e realistica”.

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