Cosa è cambiato in 10 anni dal fallimento di Lehman Brothers

A cura di di Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management

A nostro avviso, il cambiamento più significativo ha riguardato il sistema bancario stesso. Il sistema bancario era infatti sottocapitalizzato e aveva trattamenti contabili non adatti per i prestatori buy-and-hold. Se non fosse stato per il Troubled Asset Relief Program messo a punto dal governo americano sarebbe stato tutto finito, è difficile immaginare cosa sarebbe successo. Dieci anni dopo, il sistema bancario non è mai stato così sano, la propensione al rischio delle grandi banche si è attenuata e le banche sfidanti sono entrate nelle aree di nicchia che le grandi banche hanno abbandonato. Il settore bancario si occupava esclusivamente della gestione del profilo di rischio, era tutto un “Sì, ti presterò del denaro, tu sei questa classe di rischio e ti addebiteremo questo importo”. Ora un mutuatario o spunta tutte le caselle ottenendo così un prestito a basso costo, oppure non lo fa e non ottiene così alcun prestito.
 
Ci sono somiglianze con il 2008 che si riflettono ora sui mercati?
Le cicatrici della crisi continuano a farsi sentire. La maggior parte delle recessioni non sono finite con le turbolenze del 2008. Oggi la gente teme molto la recessione, sebbene crediamo che la prossima recessione sarà probabilmente molto più mite. Una recessione mite non deve finire con gravi perdite per tutti, può finire con un piagnisteo piuttosto che con un bang.
 
Le banche centrali possono uscire dall’allentamento quantitativo senza causare problemi?
È certamente una preoccupazione, ma non devono “uscire” dall’allentamento quantitativo. Il punto del QE è che si controlla una parte così ampia delle attività che si cambia la dinamica dei mercati dei capitali e si cambia il comportamento degli investitori. Quindi potrebbero smettere di comprare, ma smettono di comprare perché ne hanno abbastanza e hanno raggiunto ciò che si sono prefissati di raggiungere. Un roll-off molto graduale e ordinato è ciò che dovremmo aspettarci. L’allentamento quantitativa non fornisce lo stesso vento favorevole di prima, ma il bilancio aggregato è ancora di 15 trilioni di dollari. Avremmo avuto bisogno del vento di coda in precedenza perché i fondamentali erano deboli. Ora i fondamentali sono molto più forti e cominciano a prendere il sopravvento. Si tratta di un processo molto delicato: queste non sono più politiche straordinarie, ma fanno parte dell’ordinaria amministrazione.
 
Quindi, dove sono ora i rischi maggiori?
Penso ancora che l’interconnessione tra banche e titoli di stato sia uno dei maggiori rischi per il sistema finanziario. Le banche sono ancora fortemente incoraggiate a mantenere il debito pubblico locale. Pochissimi sarebbero in grado di sopravvivere a una crisi dei titoli di stato o a un default. La spirale catastrofica è ancora lì e deve essere interrotta. Ma se dovessi sceglierne uno, sarebbe il crollo disordinato dell’Eurozona. Non credo accadrà, ma tra tutti i vari rischi questo è decisamente quello più grande.

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