Averaging down: una strategia di trading da adottare o evitare?

A cura di Capital.com

Due parole: “average” e “down”. Come strategia, sembra mancare di sprint. Eppure, una strategia di trading come l’averaging down può comportare guadagni significativi sia sul breve, sia sul lungo termine. Ma come la mettiamo con i bias irrazionali che conosciamo fin troppo bene? Ecco due bias pericolosi che tutti i trader devono saper contrastare: il bias di ancoraggio e la loss aversion.

Prima, però, spieghiamo cos’è l’averaging down: si tratta di una strategia di trading che consiste nell’acquisto di un asset – Forex, materie prime, azioni, persino automobili e opere d’arte – nonostante il prezzo sia in calo, perché si crede di comprare a un prezzo inferiore rispetto al valore dell’asset e si confida che il prezzo salga nuovamente. La speranza è che l’averaging down abbassi complessivamente i costi, riducendo così il prezzo a cui l’investimento tornerà a procurare profitto quando salirà nuovamente.

Scaltrezza o stoltezza?

Immaginiamo di acquistare un quantitativo di importanti titoli (ad esempio di una utility) di prim’ordine, a 20 euro ogni azione. Si ottengono 10 azioni per 200 euro. Il governo poi annuncia che le società di energia debbano fissare un tetto di prezzi e introdurre una tariffa base semplice da capire e disponibile per tutti.

Ottenere profitti sembra più difficile e il prezzo delle azioni della società cala da 20 a 18 euro. Le prospettive a lungo termine, però, sono abbastanza solide da indurci ad acquistare altre 10 azioni. Questa volta 20 azioni costano 190 euro, e non 200 euro come la prima volta.

Un ulteriore calo del prezzo ci consentirebbe di acquistare altre 10 azioni, ad esempio a 16 euro ciascuna, per un totale di 160 euro. In tal caso, il prezzo medio di tutti gli acquisti sarebbe di 18 euro per azione.

Fin qui è tutto chiaro. Così funziona l’averaging down appena spiegato e in questo modo si può dire di aver ridotto con successo il costo medio delle azioni acquistate. Significa anche che le azioni devono crescere di meno per creare profitto. Nel caso che abbiamo citato, se salgono sopra i 18 euro creano già guadagno, senza che debbano tornare al prezzo originale di 20 euro.

Quando comprare e quando vendere

Sia il bias di ancoraggio, sia quello di loss aversion giocano un ruolo importante durante le negoziazioni dei trader. Ad esempio, acquistare in determinati momenti può significare essere proprio nel livello di ancoraggio. È il momento in cui si contano i propri guadagni o perdite relativi al prezzo pagato in origine.

Nella testa di ogni trader, qualsiasi tipo di oscillazione relativa a questo numero, sia in up, sia in down, è significativa. In realtà, questa mentalità può andare a scapito di periodi di tempo più lunghi, in cui l’economia esterna andava fondamentalmente meglio o peggio, oppure quando il debito costava di meno, o di più. Se ci si focalizza solo su quel livello di ancoraggio senza considerare altri fattori, si tratta di un bias puro e semplice.

Bias di ancoraggio e di loss aversion

Il bias di ancoraggio è particolarmente critico per i trader che si interessano ad azioni o settori che non conoscono. Se si avvicinano per la prima volta a questi settori i punti di riferimento sono pochi. Tutte le opzioni, fra cui il confronto dei prezzi e le loro oscillazioni vengono misurate con la stessa ottica di quando hanno comprato per la prima volta l’asset.

La loss aversion può esercitare forte pressione che porta a non vendere, o ad aggrapparsi ad azioni che stanno perdendo valore. In un contesto di averaging down, la loss aversion può portare a credere che le azioni o le negoziazioni a lungo termine miglioreranno anche quando, in realtà, non esiste un motivo razionale per crederlo.

Il proprio bias di loss aversion potrebbe convincere a comprare altre azioni – ovvero a mettere in pratica l’average down – quando razionalmente non ha senso farlo. Vendere e accettare la perdita potrebbe essere l’opzione migliore.

Il bias di ancoraggio potrebbe trattenere il trader dal vendere finché il prezzo torna ad essere quello del primo acquisto: si perde così il senso dell’averaging down.

Focalizzarsi su prezzi diversi

Il tradizionale bias di ancoraggio fa in modo che il prezzo iniziale di 20 euro diventi il “punto di ancoraggio”. Spesso ci si trova ad aspettare che il prezzo torni a quel livello, quando in realtà questa possibilità potrebbe non verificarsi mai. Se la propria ancora sono quei 20 euro, e il prezzo non sale mai sopra i 20 euro, non si venderà mai, e sarebbe stato più saggio vendere per un guadagno qualsiasi, purché sopra i 18 euro, ovvero il prezzo medio che si è pagato per le azioni.

Se, d’altra parte, ci si focalizza sull’ultimo prezzo pagato, ovvero 16 euro, si rischia di vendere troppo presto, quando il prezzo sale appena sopra i 16 euro, diciamo 16,10 euro. In questo caso si riguadagnano i soldi delle ultime 10 azioni acquistate, ma si perdono i soldi delle altre 20, per una perdita totale di 379 euro.

Se si fosse riusciti ad evitare i bias e ad utilizzare con successo la strategia dell’averaging down, le azioni sarebbero state vendute a 18,10 euro e si avrebbe ricavato un piccolo guadagno di 3 euro sul totale delle negoziazioni. Vendendo a 18,50 euro il guadagno sarebbe stato di 15 euro, o del 2,8% sull’investimento totale.

Se si mette in pratica l’averaging down bisogna dimenticare tutti i prezzi a cui si ha acquistato e focalizzarsi sul prezzo medio di acquisto, ovvero quello a cui si può chiudere con successo la propria posizione.

Come liberarsi dalla sensazione di ancoraggio

L’averaging down porta a comprare più azioni su una posizione che cala, ma a ridurre il prezzo su cui fare profitto. È un tipo di strategia che funziona bene per gli investitori a lungo termine, perché il prezzo delle azioni ha il tempo di tornare ad alzarsi. Per i trader che fanno negoziazioni nell’arco di una giornata richiederebbe un asset molto volatile che abbia grandi cadute e riprese nell’arco della stessa giornata. È da tenere a mente che un trading disciplinato si fonda sulla protezione delle perdite. Decisioni assennate, non speranze o presentimenti.

Il bias di loss aversion

La strategia di averaging down può essere molto pericolosa se si è affetti dal bias di loss aversion. La natura della loss aversion è conferire una forte riluttanza a vendere azioni che generano perdite. A volte i trader hanno bisogno di vendere un’azione quando è in perdita e ricordare questa esperienza. Il bias di loss aversion evita di prendere quella razionale (seppur dolorosa) decisione.

Quando il bias di loss aversion è allineato alla strategia di averaging down si sviluppa un vero e proprio circolo vizioso: riluttanza ad accettare e passare oltre, abbinata a mancanza di interesse per il mercato.

Se si acquistano azioni su azioni mentre i prezzi crollano, perché ci si rifiuta di accettare l’evidenza, ovvero che l’azione fosse fondamentalmente sopravvalutata, non si sta mettendo in atto l’averaging down, piuttosto si stanno buttando via soldi.

La strategia di averaging down può davvero funzionare

Per essere chiari, acquistare o negoziare azioni quando il prezzo è in calo è una strategia che può davvero funzionare. È in questo modo, ad esempio, che Warren Buffet ha fatto la sua fortuna.

Buffet, però, l’ha fatto nelle circostanze giuste (anche se è umile abbastanza da ammettere anche gli errori commessi). La strategia è vincente quando un’azione non è minacciata dal superamento tecnologico, dal rischio di azioni legali, da cattiva amministrazione, o da un vasto numero di altre ragioni che indicano che un’azione o una negoziazione riscontrano un prezzo basso perché acquistarle sarebbe un pessimo affare. L’averaging down funziona quando i fondamentali di una società sono affidabili e, a torto, sottovalutati.

L’opposto: averaging up

L’averaging up è il sentiero opposto. Significa acquistare più azioni quando il prezzo cresce. In questo caso, a meno che non esista un motivo razionale per non acquistare quelle azioni, è probabile che il loro prezzo salga ulteriormente.

Spesso averaging up significa acquistare meno azioni quando il prezzo sale, o quando il momentum rallenta: questa è una strategia razionale anti-rischio e si è dimostrata utile negli investimenti a lungo termine.

Alcuni affermano che l’averaging up sia meno rischioso rispetto all’averaging down, poiché si acquistano azioni con un mercato favorevole rispetto al prezzo di quelle azioni. E si sa, il mercato guarda sempre al futuro, anche se la sua è una visione a breve termine. In sostanza, si tratta di due approcci diversi, ma che si fondano su tattiche simili, benché opposte.

Consideriamo la strategia di averaging down:

  • Trader tecnici: prendono decisioni in modo razionale e utilizzano l’averaging down entro i livelli di stop loss, strategia che li protegge dal calo dei prezzi.
  • Se si pensa che nel proprio portfolio a medio o lungo termine ci sia spazio per attuare una strategia di averaging down, si pensi di applicarla su una serie di azioni (preferibilmente blue chips con livelli di debito gestibili e una corretta gestione) o su settori che su cui si hanno progetti a lungo termine, in modo che il rischio sia diffuso in modo più omogeneo.
  • L’averaging down si caratterizza non solo per le profonde connessioni con il bias di ancoraggio o con quello di loss aversion, ma anche con l’effetto Martingale. Il bias del Martingale porta i trader a raddoppiare i propri investimenti durante una negoziazione in perdita, nel disperato tentativo di riprendersi e chiudere in pareggio. Questa tattica può portare a conseguenze davvero disastrose.
  • Se un insider della società vende a sua volta le azioni, probabilmente è finita: meglio uscire.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!