Se deficit italiano sotto il 3% del Pil l’euro non ne soffrirà, al 2% potrebbe beneficiarne

A cura di Vincent Mivelaz, analista di Swissquote 

Il Documento di programmazione economico-finanziario sta per vedere la luce e c’è un rischio elevato che possa sorprendere gli investitori e riflettersi sulle quotazioni dell’euro. La manovra fiscale per il 2019 disegnata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dal Ministro delle Finanze Giovanni Tria e dai vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio potrebbe provocare le ire della Commissione Europea. Infatti, se ad inizio mese si parlava di un accordo sul deficit all’1,5% del PIL, le ultime stime indicano una misura vicina al 2% che, benchè lontana dal limite del 3% posto dall’Unione Europea, aumenterebbe la spesa da 29 a 38,7 miliardi di euro.

Ma, è realistico? Considerando che l’Italia rimane il secondo Paese dopo la Grecia con il maggior debito in percentuale al Pil che, da solo, rappresenta il 24% del debito totale di tutti gli Stati dell’Unione, le previsioni non possono che essere di una forte perplessità da parte della UE, che dunque potrebbe o respingere interamente la manovra economica o chiedere una politica fiscale più flessibile che in ultima analisi significherebbe minori risorse da spendere. Ricordiamo che la coalizione al governo in Italia ambisce a introdurre una flat tax al 15% oltre che ad aumentare gli assegni sociali per le fasce più deboli.

Pertanto, sulla base di queste considerazioni, fintantochè il limite del deficit al 3% verrà rispettato, ci aspettiamo un impatto limitato sulla moneta unica dalla pubblicazione del DPEF domani. Tutto ciò che dovesse rientrare sotto la soglia del 2%, invece, potrebbe rappresentare un evento positivo per i titoli e la Borsa italiana.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!