Usa, nessuna recessione nei prossimi 12 mesi

“La crescita Usa è molto robusta e nel terzo trimestre del 2018 sembra accelerare ancora. Su scala globale sembra invece che ci siamo già lasciati alle spalle il picco dell’espansione: l’economia continua a crescere ma a tassi progressivamente inferiori. In questo contesto, non ci aspettiamo comunque nei prossimi 12 mesi una recessione negli Stati Uniti”. È l’analisi di Guido Barthels, portfolio manager di Ethenea.
Storicamente, l’economia statunitense sembra scivolare in una recessione 18-24 mesi dopo che la curva dei tassi ha registrato un’inversione, ovvero dopo che il tasso a più lungo termine è sceso al di sotto del tasso a breve termine. Un gran numero di studiosi ravvisa un nesso causale tra il netto appiattimento della curva e il cosiddetto quantitative easing della Fed, la banca centrale statunitense. Gli acquisti di obbligazioni effettuati dalla Fed hanno esercitato un impatto massiccio sul mercato, facendo decisamente scendere i rendimenti, soprattutto nel segmento a lungo termine della curva dei tassi. Il pericolo di una futura recessione aumenta notevolmente in caso di un appiattimento duraturo della curva statunitense dei tassi, sebbene la crescita continui ad apparire molto robusta.
“Nell’arco degli ultimi 30 anni, i rendimenti su entrambe le sponde dell’Atlantico hanno esibito andamenti analoghi, a dimostrazione dello stretto legame tra i due mercati finanziari”, prosegue Barthels. “Solo negli ultimi anni si è osservato un certo sganciamento, che sarebbe riduttivo imputare esclusivamente al perdurare del quantitative easing della Bce. Le persistenti incertezze sulla stabilità dell’euro esercitano un forte influsso sui rendimenti molto bassi dei titoli di Stato tedeschi. Anche dopo la conclusione del programma di acquisti di obbligazioni della Bce, prevista per la fine di quest’anno, i rendimenti dei Bund a lungo termine potrebbero rimanere più bassi di quanto sarebbe giustificato in base alle prospettive di inflazione”.
Se la curva statunitense dei rendimenti è molto piatta, la curva tedesca dovrebbe forse essere ancora più piatta, visti i livelli bassissimi dei rendimenti a lungo termine. Di fatto, la curva tedesca mostra un divario dei tassi di 100 punti base nel segmento tra 2 e 10 anni, un valore che si colloca decisamente nella fascia intermedia. Ciò è dovuto soprattutto alla circostanza che i rendimenti delle obbligazioni a due anni sono pari a -0,6%.
“Al momento, molti operatori si attendono che la Bce non alzi i tassi prima dell’estate 2019. Se le indicazioni fornite dalla curva dei tassi statunitense circa la probabilità di una recessione negli Stati Uniti trovassero conferma, nell’estate del 2019 potremmo assistere a un primo, significativo addensarsi di nubi sull’orizzonte economico, proprio nel momento in cui la Bce potrebbe effettuare il suo primo rialzo dei tassi da oltre dieci anni”, spiega Barthels. “Siamo tuttavia dell’avviso che in tali circostanze la Bce non aumenterebbe i tassi”.

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