Fed incline ad alzare i tassi con un mercato del lavoro effervescente

A cura di Josh Feinman, Chief Global Economist di DWS
Come ampiamente previsto, il FOMC ha alzato i tassi di 25 punti base, dal 2% al 2,25%, l’ottavo rialzo in questo ciclo. Di fondamentale importanza è il messaggio che ha accompagnato la scelta. Ecco, io vedo diversi aspetti importanti:

  • Il Comitato continua ad avere un tono ottimista, un linguaggio sostanzialmente invariato rispetto alla riunione precedente per descrivere l’attività economica che avanza rapidamente, il mercato del lavoro mantiene uno slancio concreto e l’inflazione rimane vicino all’obiettivo. Sebbene il comunicato dell’istituto abbia rimosso il riferimento a “una politica monetaria accomodante”, questo cambiamento non dovrebbe essere interpretato come un messaggio “moderato”. Con i tassi in avvicinamento (seppur ancora al di sotto) rispetto alle stime del neutro dei policymakers, l’abbandono di tale descrizione era solo una questione di tempo. Non indica alcun cambiamento delle previsioni del FOMC o del percorso politico atteso – un punto che il Presidente Powell ha subito sottolineato.
  • In effetti, lo schema generale delle previsioni del FOMC rimane sostanzialmente invariato. I decisori continuano ad aspettarsi che la crescita superi il potenziale di lungo periodo (anche aumentando le previsioni di crescita del PIL nel 2018 dal 2,8% al 3,1%, riflettendo il peso delle informazioni in arrivo) e si aspettano ancora che il tasso di disoccupazione si riduca leggermente di più (al 3,5%), contribuendo a consolidare l’inflazione vicino all’obiettivo della Fed (con un superamento minimo, simile a quello che si aspettavano l’ultima volta). Le tensioni commerciali rimangono un rischio, ma non qualcosa che possa fare cambiare le previsioni. Per la prima volta, la previsione arriva fino al 2021, fornendo maggiori dettagli su come vedono il “soft landing” i decisori politici: tendenza ad un rallentamento della crescita e tasso di disoccupazione che inizia a tornare su livelli sostenibili (sebbene ancora al di sotto), sufficiente per mantenere l’inflazione vicino all’obiettivo.
  • Per riuscirci, tuttavia, i politici anticipano che hanno più lavoro da fare. Anzi, si aspettano di mantenere i tassi più alti, all’incirca lungo il percorso che hanno delineato precedentemente: un altro aumento quest’anno, seguito da altri tre nel 2019 e forse un altro nel 2020, prima di stabilizzarsi (con contrazione del bilancio che continua sullo sfondo, lungo il suo percorso attuale). Ciò porterebbe i tassi al 3,25% / 3,5% – poco al di sopra delle stime di neutralità del FOMC (la cui media arrotondata è al 3%) – e presumibilmente sufficiente a raffreddare abbastanza l’economia, ma non troppo (il calo dello stimolo fiscale dovrebbe anche contribuire a raffreddare le cose). Naturalmente, tutto dipende da come evolveranno le previsioni, e c’è una divergenza di opinioni all’interno della commissione su alcuni aspetti specifici, ma l’impulso impresso dal messaggio – che è probabile che intraprenderà più aumenti graduali in modo tale da mantenere l’economia lungo il percorso desiderato, bilanciare i rischi di fare troppo o di fare troppo poco – è ampiamente condiviso, poco diverso e coerente con quello che ci aspettavamo.
  • In conclusione: finché il mercato del lavoro continuerà a stringere, la Fed rimarrà incline ad alzare i tassi, e non sarà scoraggiata solo perché i tassi si avvicinano alle stime neutrali, anche se l’inflazione rimane vicina all’obiettivo, come atteso, non sentiranno l’urgenza di muoversi troppo lontano o troppo velocemente. Continuiamo a credere che un tasso di finanziamento compreso tra il 3% e il 3,25% entro la seconda metà del 2019 sia ragionevole, sebbene i rischi tendano ad aumentare un po’ di più e più a lungo. A prescindere da problemi specifici di tempo e durata, la domanda principale è se la Fed sarà in grado di progettare un “atterraggio morbido”, prevenendo il surriscaldamento del mercato del lavoro e gli eccessi finanziari / economici senza causare inutili rallentamenti economici. Storicamente, questo si è rivelato un ago difficile da infilare, tanto più quanto più il mercato del lavoro oscilla. La Fed questa volta presenta dei vantaggi; aspettative inflazionistiche eccezionalmente ben ancorate, una reattività attenuata dell’inflazione alla tenuta del mercato del lavoro e l’assenza di importanti squilibri o eccessi economici. Ma sarà difficile; non subito, ma sempre più nel tempo, soprattutto se il mercato del lavoro continuano a stringere.

 

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