Italia sotto assedio

A cura di IG
Ieri sera il governo giallo-verde ha alzato il velo sulla nota di aggiornamento al Def, che stabilisce le linee programmatiche per la prossima legge di bilancio che sarà presentata entro il 15 ottobre dinnanzi alla Commissione Europea. Al di là delle misure in sé, nell’ultimo mese l’attenzione degli operatori si era concentrata quasi unicamente sul rapporto deficit/Pil per il prossimo triennio. Alla fine il governo è riuscito a raggiungere un’intesa per un valore del 2,4%, in linea con le indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni, ma ben al di sopra dell’obiettivo dell’1,6% fissato dal Ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Gli investitori temono che questo valore molto alto possa compromettere la stabilità finanziaria del Paese, contribuendo ad aumentare il già enorme debito pubblico. Inoltre, iniziano a insorgere dubbi anche sull’affidabilità delle stime del governo, con il rischio di avere il prossimo anno un deficit/Pil anche superiore al 3%.
Impatto sui mercati La reazione dei mercati non si è fatta attendere. Stamane sia il comparto governativo che equity sono sotto forti pressioni. Il rendimento sul BTp a 2 anni è salito velocemente all’1,25%, massimi di fine agosto. Medesimo movimento per il titolo a 10 anni, con il rendimento balzato al 3,25% e conseguente allargamento dello spread a 280 punti base. Il maggior rischio Paese è confermato anche dal balzo dello spread tra Italia e Spagna, che ha superato quota 170 pb.
La percezione del maggior rischio, inoltre, sta spingendo molti grandi investitori in BTp a correre ai ripari, acquistando i credit default swap (CDS, strumento derivato che assicura i possessori di titoli di Stato dal rischio di default), i cui prezzi stanno salendo vertiginosamente. Ci aspettiamo che lo spread verso Bund possa stabilizzarsi verso i 300 punti nel breve, con un rendimento intorno al 3,40%. Nonostante l’impennata di oggi, bisogna tenere conto che i mercati hanno iniziato a scontare i timori di una manovra fiscale espansiva sin da quando il governo si è insediato.
Con questo deficit/Pil e con le manovre che intende fare il governo, riteniamo che le agenzie di rating possano rivedere il merito creditizio del Paese nelle prossime settimane. Attualmente, le principali agenzie hanno lo stesso giudizio sul debito a lungo termine (BBB), con un outlook negativo per Moody’s e Fitch. Proprio Moody’s potrebbe pronunciarsi per prima con un downgrade di un gradino, così da portare il giudizio sulla pericolosa soglia che delimita l’investment grade da quella di speculative grade. Non vediamo al momento il rischio di un taglio superiore a una notch, dato che le agenzie preferiranno attendere i numeri del prossimo anno. Sul comparto azionario, il Ftse Mib è arrivato a perdere oltre il 4%, risultando il peggior indice del Vecchio continente.
Non c’è stato un vero e proprio contagio, dato che la Spagna attualmente cede l’1,5%. Con i cali di oggi il principale indice di Piazza Affari torna ai livelli visti a metà settembre. Ci aspettiamo che le turbolenze possano proseguire ancora per qualche giorno, anche se al momento ci aspettiamo che il Ftse Mib possa fermarsi sui minimi di agosto, a 20.200 punti.  Anche l’euro sembra risentire delle tensioni sull’Italia. Gli investitori temono che un allentamento fiscale del Paese con il più alto debito/Pil del Vecchio continente possa rispolverare l’incubo vissuto del 2011. Il cambio Euro/Dollaro si è portato stamane sotto 1,16, ai minimi da due settimane, movimento accentuato certamente dalla recente forza del dollaro. Al momento, l’area di supporto più interessante passa per 1,15-1,1520, su cui il cross potrebbe tentare di difendersi.
Banche sotto pressione Com’è lecito attendersi in questi casi, il settore più penalizzato rimane quello finanziario. Le banche segnano performance che vanno da -5% a -10%, appesantite dalla discesa dei BTp. Le vendite sono piuttosto indiscriminate, visto che Intesa SanPaolo, che gode di ottimi ratio patrimoniali, cede l’8%. Proprio il calo dei BTp potrebbe portare il CET1 ratio di alcune banche sotto le richieste della Bce, aprendo alla possibilità di manovre correttive. Probabilmente gli effetti di tutto ciò li vedremo con le prossime trimestrali. Sul settore continuiamo ad essere scettici e crediamo che le pressioni ribassiste andranno di pari passo con quelle che intaccheranno il debito sovrano.
Conclusioni Riteniamo che il mercato si stia riposizionando sui livelli visti a fine agosto, quando le voci su un deficit/Pil superiore al 2% erano diventate consistenti. Una volta arrivati a quei livelli (spread a 300 pb, Ftse Mib a 20.200 pt) le discese potrebbero stemperarsi temporaneamente, soprattutto se il risk on sui mercati internazionali dovesse rimanere intatto. Con i cali di oggi il mercato sta già incorporando anche i prossimi downgrade e un eventuale procedura d’infrazione dell’Europa nei confronti del Paese, che entro il 30 novembre dovrà esprimere un primo parere, per poi dare un giudizio definitivo solo nella primavera del 2019.
Il quadro potrebbe deteriorarsi sensibilmente nel caso di dimissioni del Ministro Tria, che funge da garante dei conti pubblici nei confronti dell’Europa. A quel punto potrebbe essere compromessa la stabilità finanziaria e lo scenario di un nuovo 2011 diventerebbe più concreto. Lo spread potrebbe spingersi fino a 450-500 punti base e l’ipotesi di vedere all’azione il piano OMT (Outright Monetary Transactions) della Bce sarebbe molto probabile.

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