Attenzione a usare la curva dei rendimenti Usa come strumento di previsione

A cura di Dws
Nove anni in un ciclo economico, il nervosismo è in aumento riguardo al momento in cui l’attuale ripresa economica si esaurirà e si entrerà nella prossima recessione. Per gli investitori, la questione è di massima importanza, in quanto aiuta a capire quando verrà il momento di dire addio agli asset rischiosi come le azioni per passare a beni rifugio come i titoli di stato.
A questo proposito un indicatore ampiamente utilizzato è l’inclinazione della curva dei rendimenti. Normalmente, i rendimenti per investimenti a lungo termine sono superiori a quelli degli investimenti a breve termine. Una contrazione della differenza si chiama appiattimento della curva dei rendimenti. Se le obbligazioni a breve termine offrono rendimenti ancora più elevati rispetto alle obbligazioni a più lungo termine, si parla di inversione della curva dei rendimenti.
L’inversione della curva dei rendimenti in passato è stata un affidale segnale di recessione, come mostra il nostro “grafico della settimana”. Seguendo una pratica diffusa, consideriamo la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato USA a 2 anni e a 10 anni. Se si parte da inizio 2014, estrapolando la tendenza suggerirebbe un’inversione della curva verso la metà del 2019. Tenendo conto del ritardo temporale medio, ciò a sua volta significherebbe scivolare in recessione nel quarto trimestre del 2020.
Tuttavia, suggeriamo di “prendere con le pinze” la curva dei rendimenti rappresentata qui.
La nostra prima obiezione riguarda la selezione dei punti di riferimento, in particolare l’uso di rendimenti biennali. La giustificazione teorica per considerare la curva dei rendimenti è che la forma della curva rifletta le aspettative dei mercati sulle future politiche sui tassi d’interesse. Se gli operatori di mercato giungono tutti alla conclusione che, a causa di una imminente recessione, la banca centrale abbasserà i tassi di interesse nel prossimo futuro, i rendimenti sulle obbligazioni a lungo termine diminuiranno, portando così a un’inversione della curva dei rendimenti come sopra descritto.
Tuttavia, osservando la differenza tra i rendimenti a due anni e a dieci anni, l’analisi non considera le aspettative sui tassi di interesse per i prossimi due anni. La Federal Reserve statunitense ha affrontato questo problema e ha pubblicato le sue conclusioni in un documento (C. Engstrom and Steven A. Sharpe: The Near-Term Forward Yield Spread as a Leading Indicator: A Less Distorted Mirror; Board of Governors of the Federal Reserve System, July 2018). Raccomandiamo piuttosto di considerare un tasso del mercato monetario o il tasso ufficiale della banca centrale. Facendo così, l’estrapolazione come sopra descritta la prossima recessione non sarebbe prima del 2022 sulla base dell’inclinazione tra il tasso dei Fed funds e i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni.
Un’altra obiezione riguarda l’importanza dei rendimenti a lungo termine. Nell’attuale ciclo economico, le banche centrali di tutto il mondo hanno effettuato acquisti di titoli su vasta scala per sostenere l’economia e contrastare i rischi deflazionistici. Ciò ha portato a tassi di rendimento obbligazionari scambiati al di sotto dei livelli dove sarebbero altrimenti stati in assenza di domanda da parte di questi acquirenti price-insensitive. Al fine di confrontare l’attuale curva dei rendimenti con lo storico, si dovrebbe in realtà dedurre questa diminuzione “artificiale” di rendimento.
Una terza obiezione è che ci sono pochi dati storici su come i recenti tagli fiscali e gli aumenti della spesa fiscale potrebbero impattare la curva dei rendimenti, semplicemente perché tali misure politiche sono più consuete nelle prime fasi di un ciclo economico. Forse, potrebbero influire sulla curva in tutti i modi, comprese le aspettative di inflazione e le mutevoli percezioni della solvibilità degli Stati Uniti.
In sintesi, riteniamo che la curva dei rendimenti più comunemente utilizzata suggerisca l’inizio di una recessione alla fine del 2020. Tuttavia, troviamo molte obiezioni e, nell’attuale contesto, saremmo particolarmente prudenti nell’assumere la curva dei rendimenti al valore nominale.

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