Il “no” dell’Ue al bilancio italiano

A cura di Wings Partners Sim

Il commissario agli Affari economici dell’Unione Europea, Pierre Moscovici, si è espresso in settimana in maniera contraria rispetto alla proposta italiana di deviare dagli impegni presi negli anni passati, andando a proporre un incremento del debito pubblico ritenuto “eccessivo”. Infatti a Bruxelles si atten-devano una graduale riduzione del differenziale tra spese ed entrate dello Stato, proseguendo lo sforzo dei Governi precedenti, che hanno però pesato sulla crescita economica, dato che l’avanza-mento del PIL italiano negli ultimi anni è stato più lento di circa un punto percentuale rispetto ad altri Paesi UE.

L’arma utilizzata dai commissari, per mettere Roma sotto pressione, è quella di anticipare ai mercati la bocciatura della manovra, determinando una salita del costo del debito italiano e una contrazione delle quotazioni su Piazza Affari.

Nel complesso l’azionario di Milano già è a sconto rispetto al comparto delle principali Borse europee, se si considerano le valutazioni di azienda in relazione ai parametri di bilancio, a causa del rischio Paese. Stessa impostazione da parte di Jean-Claud Junker, che nega all’Italia un trattamento di favore annunciando che “bisogna essere molto rigidi”.

Nel frattempo dagli Stati Uniti l’indice ISM relativo al settore manifatturiero, ha evidenziato che la guerra commerciale con la Cina sta impattando negativamente anche sulle industrie americane, con un calo del dato a 59,8, inferiore sia alle aspettative che al precedente rispettivamente posti a 60,1 e 61,3.

Archiviati i dialoghi con Messico e Canada, con cui è stata definita un’intesa che dovrà essere approvata dai tre Paesi, Trump potrà concentrarsi nuovamente con la Cina, potendo contare su un supporto di alleati storici come i canadesi. Le richieste di Washington, secondo le informazioni trapelate, andrebbero oltre la richiesta di riduzione del deficit commerciale, con un’ingerenza sul modello economico, che attualmente vede accentrata su Pechino la gestione delle industrie, oltre ad una gestione dell’economia basata su incentivi e sussidi pubblici.

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