Brasile: riusciranno le urne a scongiurare una crisi del debito?

Di Mike Hugman, Portfolio Manager del team Emerging Market Fixed Income di Investec AM

La contesa elettorale Il primo turno delle elezioni presidenziali è ormai prossimo e i sondaggi delineano una corsa a due tra Jair Bolsonaro, candidato della destra nazionalista, e Fernando Haddad, il candidato del Partito dei Lavoratori. Nei sondaggi Bolsonaro è dato come vincente nel primo turno, mentre nel secondo turno potrebbe trionfare Haddad e diventare presidente.

Questo riflette in parte l’elevato rejection rate di Bolsonaro (da cui si sono allontanate larghe fette di elettorato a causa delle sue opinioni controverse su alcune questioni sociali) e il fatto che la base elettorale del PT rimanga resiliente, nonostante l’esistenza di un forte sentimento anti-PT presso gli elettori di centro e destra in seguito agli scandali riguardo la corruzione e a una cattiva gestione economica.

Storicamente, i sondaggi in Brasile sono molto volatili: nel 2014 il candidato di centro-destra del PSDB ha guadagnato 20 punti percentuali in due settimane prima del primo round. Quindi le sorprese sono ancora possibili.

Lo scenario politico ed economico

Sul Brasile incombe una crisi del debito – il rapporto tra debito e PIL supera l’80% e, nonostante gli sforzi fatti per un consolidamento della fiscalità, il deficit di bilancio nominale sarà probabilmente superiore al 7% nel 2018 (disavanzo primario del 2,4% del PIL). Questa situazione richiede un’urgente riforma delle pensioni e un impegno per ulteriori controlli sulla spesa per assicurarsi che il rapporto debito/PIL si stabilizzi.

Per quanto riguarda Bolsonaro, la maggior parte dell’attenzione dei media si è comprensibilmente concentrata sulle sue posizioni illiberali su alcune questioni sociali. Tuttavia, le sue idee di politica economica sono molto più moderate. Come portavoce per le questioni finanziarie ha nominato Paolo Guedes, uomo relativamente apprezzato dai mercati, il quale ha rassicurato gli investitori dando i giusti segnali.

Al contrario, non c’è stato un approfondimento sui dettagli della politica economica di Haddad o del PT (né nomine credibili) e anche un nostro confronto diretto con i membri del suo team non ha fornito informazioni convincenti. La mancanza di chiarezza ci rende scettici sulla loro capacità e volontà di realizzare le opportune correzioni fiscali, timori giustificati anche dagli eccessi fiscali realizzati in passato dal partito.

Riteniamo che un’eventuale vittoria di Haddad condurrebbe il Paese molto più vicino a una crisi del debito nel 2019-20, vista la mancanza di impegno per l’urgente riforma pensionistica e l’aver fatto marcia indietro su altri aspetti del consolidamento fiscale.

View di mercato e posizionamento

A fronte dell’incertezza attuale preferiamo mantenere un’allocazione neutrale nel complesso. Le opportunità migliori si presentano altrove nel panorama degli investimenti. Gli investitori stranieri hanno costruito una considerevole esposizione short sulla valuta brasiliana (BRL) e questo ha portato ad un rally nei giorni passati, quando hanno provato a tornare a una posizione neutrale nonostante una crescente probabilità di vittoria di Haddad. Continuiamo a pensare che questa dinamica continuerà a presentarsi e possa costituire un’opportunità per un posizionamento underweight nelle settimane a venire.

Nell’eventualità di una vittoria di Bolsonaro, il nostro confronto a Brasilia con la sua commissione economica e altri policy makers lascia pensare che ci sia la volontà di attuare significative riforme economiche a livello sia macro, sia micro e, secondo noi, i mercati azionario e del credito, in particolare, nei prossimi 3-6 mesi vedranno un rally molto più forte di quanto molti in questo momento si aspettino.

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