Cambiano gli scenari dopo i payrolls

Ancora una volta, come è successo tante in tante occasioni negli ultimi anni, il dato sui payrolls ha rappresentato l’ago della bilancia per determinare i destini del dollaro. Ora non sappiamo se i numeri di venerdì cambieranno radicalmente lo scenario anche nel medio termine, ma certo è che il cambiamento visto in poche ore dopo la loro pubblicazione delle 14.30 ha sicuramente sorpreso molti analisti e ancor più molti investitori. Il dato è uscito a -345 mila unità, il migliore dal settembre 2008, ben migliore soprattutto rispetto alle attese, che erano per un calo di 520 mila unità. La disoccupazione però sale al 9.4%, un dato che rimane preoccupante. Ebbene, il dollaro ha inizialmente perso terreno a causa soprattutto della correlazione con i mercati azionari e a causa anche del fatto che negli ultimi tempi il biglietto verde guadagnava terreno solamente nei momenti di tensione a livello macro. Le buone notizie erano il pretesto per vendere dollari e acquistare azioni in borsa. Da Venerdì pomeriggio sembrano nuovamente cambiate le cose. Il dollaro riprende a salire per una semplice ragione: le buone notizie (si fa per dire) sul fronte macro, ovvero le notizie migliori rispetto al consensus segnalano l’eventualità di un rialzo dei tassi negli Stati Uniti per fine 2009. Oltre alla eventualità che l’aumento della liquidità immessa dalla Fed possa creare un aumento dell’inflazione, oggi ci si deve preoccupare infatti di un possibile ulteriore aumento dei prezzi  anche a causa del miglioramento deciso della congiuntura economica. Questo è il primo segnale che viene dal mercato. Il secondo segnale di un possibile rialzo del dollaro, almeno nei confronti della moneta unica, potrebbe venire da una debolezza strutturale dell’Europa, alimentata anche dal dato elettorale che doveva servire a rinnovare il Parlamento Europeo. Ciò che emerge chiaramente, al di là dei vari risultati elettorali nei singoli paesi, di cui non ci occupiamo non facendo politica, è l’astensionismo e la mancanza di passione che suscitano le elezioni.


                                                                     EurUsd daily
Gli elettori non hanno fiducia verso un Parlamento, che è percepito come lontano, impegnato in politiche considerato spesso lontanissime dalle realtà locali, un carrozzone burocratico senz’anima. Questo è quello che emerge  e ciò che preoccupa è il disinteresse generale. Molti cittadini, e le percentuali di votanti degli ultimi anni in continuo calo lo dimostrano ampiamente, non credono in una Europa Unita solo dalla moneta unica, burocratica e rigida strutturalmente, dove è difficile capire come vengono divise le quote, dove si ha la sensazione che vengano ascoltati solo gli interessi di quelle due o tre nazioni politicamente più importanti. Urge metterci mano, altrimenti il lento disfacimento del Vecchio Continente potrebbe nel lungo periodo, divenire reale. Da un punto di vista tecnico il movimento e la discesa dell’Euro di venerdì è importante e anche se per ora non significa un cambiamento di trend, la discesa appare impulsiva e potrebbe accelerare almeno fino a dei supporti che riteniamo rilevanti e che sono individuabili in area 1.3880, media mobile a 21 giorni, 1.3830 e soprattutto 1.3730, livelli precedentemente visti e assai importanti essendo massimi precedenti violati al rialzo nell’ultima salita.

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