Usa, una pausa necessaria

A cura di Larry V Adam CIO Americas and Chief Investment Strategist,  Deutsche Bank Wealth Management

Dopo la buona tenuta mostrata dalla borsa statunitense nel terzo trimestre, in cui l’indice S&P 500 aveva messo a segno il rialzo trimestrale più consistente (+7,70%) dal 4° trimestre 2013 a oggi e aveva ignorato tutti i timori legati alle tensioni commerciali, al contagio proveniente dai Paesi emergenti e alle strette monetarie della Federal Reserve, le azioni statunitensi hanno iniziato il quarto trimestre arrancando. Il recente aumento del rendimento dei titoli governativi ha fatto temere agli investitori un’altra serie di impennate del tasso d’interesse, cosicché per la prima volta da novembre 2016 l’indice S&P 500 ha subito ben cinque sedute consecutive di flessioni e la volatilità misurata dall’Indice VIX ha raggiunto la massima intensità dell’ultimo semestre a 21,3.
Anche se la veemenza del ribasso ha preoccupato gli operatori, gli investitori devono ricordare che storicamente l’indice S&P 500 ha subito ogni anno in media un po’ più di tre cali di almeno il 5%. Considerato che questa flessione sarebbe solo la seconda intorno al 5% registrata quest’anno dall’indice S&P 500, siamo ampiamente nella media storica. Anche se nel breve periodo le azioni potrebbero subire altre flessioni per gli impedimenti posti alle borse dal rialzo del tasso d’interesse, dagli incerti sviluppi della controversie commerciali con la Cina, dalle elezioni di medio termine e dalle resistenze tecniche (ad esempio della media mobile a 200 giorni), suggeriamo agli investitori di non cedere al panico vendendo affrettatamente, perché i fondamentali dell’economia continueranno a sostenere il settore azionario.
Considerate le quotazioni correnti, confermiamo la fiducia nelle azioni e particolarmente in alcuni dei nostri settori preferiti negli Stati Uniti come la finanza e la sanità, per una serie di motivi:
Solidi fondamentali economici – I fondamentali dell’economia statunitense restano robusti, come dimostrano sia gli indici ISM del settore manifatturiero e di quello dei servizi, sia la fiducia delle imprese e dei consumatori, tuttora ai massimi degli ultimi decenni. L’aumento costante dell’occupazione e gli effetti benefici dei provvedimenti di legge mirati alla crescita dovrebbero alimentare un’espansione dell’economia del 2,90% nel 2018 e del 2,50% nel 2019. A sua volta, questa crescita superiore alla media dovrebbe permettere alle azioni di mettere a segno altre apprezzabili performance anche nella fase avanzata del ciclo.
Tenuta degli utili – Gli analisti prevedono nel terzo trimestre del 2018 utili molto consistenti, dell’ordine del 21,20% annuo. Ciononostante prevediamo un’altra revisione al rialzo degli utili di circa il 4% (dall’inizio del trimestre questa sarebbe la terza correzione al rialzo della media degli ultimi 8 trimestri) durante l’intero periodo di pubblicazione dei risultati; se così fosse, per la prima volta dal 4° trimestre del 2010, nel 3° trimestre del 2018 si otterrebbero tre trimestri consecutivi di incrementi degli utili superiori al 25%. Da notare anche la costante solidità degli utili futuri stimati, come dimostra l’aumento dell’utile per azione a 178 dollari dai 162 dollari di inizio anno.
Multipli di valutazione interessanti – Nonostante il notevole rendimento totale ottenuto dall’inizio dell’anno, i multipli di valutazione dell’indice S&P 500 sono diventati notevolmente più interessanti rispetto all’inizio dell’anno. Infatti i consistenti profitti registrati nel 2018 hanno notevolmente ridotto il rapporto prezzo/utile (attualmente il rapporto prezzo/utile dell’indice S&P 500 previsto nei prossimi 12 mesi è di 16 volte, rispetto a 18,10 volte all’inizio dell’anno).
Fattori stagionali favorevoli – Prossimamente due fattori stagionali dovrebbero sostenere l’indice S&P 500. Infatti nel quarto trimestre, tradizionalmente il migliore dell’anno, nell’ultimo ventennio l’indice S&P 500 ha ottenuto rialzi medi del 5,70%. Inoltre storicamente i 12 mesi successivi a un’elezione di medio termine sono stati propizi all’indice S&P 500, che dopo 21 delle 22 scorse elezioni di medio termine ha registrato rialzi medi intorno al 15%.

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