Rimaniamo fiduciosi verso i mercati emergenti: la view di Pictet

A cura di Pictet Am
Mentre Argentina e Turchia fronteggiano la crisi, crescono i timori che queste difficoltà a livello locale possano trasformarsi in qualcosa di più sistemico.
Chiaramente, il modo più semplice per facilitare la diffusione di questi timori ad altri Paesi è lo spostamento del sentiment di mercato. Tra gli investitori c’è sempre la tentazione di raggruppare tutti i Paesi emergenti e di abbandonare in blocco le rispettive valute e classi di attivi non appena compaiono i primi problemi.
È un’ipotesi ancora possibile: dopotutto, la Turchia non è stato l’unico Paese il cui governo e le cui imprese hanno approfittato del calo dei tassi di interesse USA per incrementare i prestiti.
Ma scavando un po’ più a fondo emerge con chiarezza che sia Argentina che Turchia sono anomalie dei mercati emergenti che si curano ferite auto-inflitte. I loro guai finanziari, che comprendono anche danni alla credibilità delle loro banche centrali, non sono per nulla rappresentativi. E ciò, unito a un miglioramento delle condizioni economiche cinesi, è il motivo per cui rimaniamo sovrappesati sul debito dei mercati emergenti in valuta locale.
COGLIERE AL VOLO L’OCCASIONE – Deviazione delle valute dei mercati emergenti dal valore equo

Dal 2013, ad esempio, le posizioni delle partite correnti hanno infatti registrato un netto miglioramento nelle economie in via di sviluppo.
Nel complesso, l’avanzo delle partite correnti dei Paesi emergenti è salito dallo 0,1% allo 0,8% del PIL in quel lasso temporale. Anche in Paesi emergenti che presentano disavanzi, la differenza si è ridotta all’1,7% del PIL rispetto ai valori vicini al 4% registrati durante il taper tantrum del 2013, quando questi mercati hanno vacillato dopo che la Fed si è dichiarata intenzionata a ridurre il quantitative easing.
Inoltre, l’inflazione nel mondo emergente è rimasta ben al di sotto della meda di lungo termine e continua a calare. Attualmente, i prezzi stanno crescendo di circa il 3% l’anno, quasi 2 punti percentuali in meno rispetto agli ultimi due decenni, con movimenti dei tassi al ribasso ad un ritmo praticamente ininterrotto dal 2012.
Tutto ciò considerato, le valute e le obbligazioni dei mercati emergenti paiono convenienti. Le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti rendono in media più del 6,5%, ovvero un premio di 300 punti base rispetto al debito high yield, mentre le loro valute sono, in base ai nostri calcoli, scambiate a oltre il 20% in meno rispetto al valore equo (si veda il grafico).
I segnali che l’apprezzamento del dollaro USA sta perdendo energia rafforzano ulteriormente la nostra posizione.

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