L’erba del vicino è sempre più verde

A cura di Aqa Capital

L’unico motivo per cui lei rifiuta di fare un duello con me è che lo trova troppo inconsueto, ma non lo è, sa? È stato accettato fin dal secolo di Davide e Golia…
Nel ventesimo secolo non è soltanto inconsueto, è inaudito.

Sciocchezze, si fa continuamente. Cos’è la guerra fredda se non un duello? La lotta politica fra i partiti, le imprese concorrenti, le ditte rivali, le relazioni umane, la coppa Davis sono tutte forme di duello. Persino la pesca.
Citazioni  dal film: “L’erba del vicino è sempre più verde” di Stanley Donen.

Nel week end scorso, nove milioni e mezzo di bavaresi sono stati chiamati alle urne, il Landtag più ricco di tutta la Germania. L’affluenza è stata del 72,4 %, quasi dieci punti in più delle elezioni precedenti.
L’Unione cristiano sociale (Csu, il partito gemello e alleato della Csu di Angela Merkel) ha registrato il suo peggior voto dal 1957 e per la seconda volta da allora non avrà la maggioranza assoluta per governare la Baviera: è passata dal 47,7% del 2013 al 37% di domenica. Rimane primo partito ma sarà costretto a governare con una coalizione, che si annuncia comunque problematica. Netto calo anche per il partito socialdemocratico Spd: da 20,6% a 9,5%. In grande crescita invece i verdi Die Grünen che hanno raggiunto quasi il 18% (erano all’8,6% cinque anni fa), mentre il partito di estrema destra Afd (Alternativa per la Germania) debutta alle elezioni bavaresi con un 10,7%. L’esito più probabile ora è una coalizione cosiddetta “bavarese”, tra Csu e i Freie Waehler, una forza politica molto forte al livello comunale, che ha ottenuto domenica l’11,6% delle preferenze. Se non dovesse bastare, si potrebbero aggiungere i liberali della Fdp al 5%. Certo questo 37,3% della Csu è comunque superiore al 33% di alcuni pronostici prima del voto ed è ben lontano dalla soglia della catastrofe che fonti della Csu davano al 32%.

L’erba del vicino è sempre più verde e, il vicino è la Germania. Anche noi abbiamo un governo giallo-verde, dove il verde sta per la Lega. Niente di politico. Ma l’Europa vede nella Lega un partito di destra populista e poco attento al rigore di bilancio mentre, legge le votazioni tedesche, come la soluzione inattesa per arginare la crescita dei partiti di estrema destra. Da non dimenticare che dietro tutto ciò si registra un’importante tenuta della Csu. Ora gli equilibri, anche in Germania sembrano sempre più precari, o meglio il Paese va alla ricerca di nuovi bilanciamenti di potere. Ma è scongiurata la débâcle della Merkel.
Le elezioni, come i mercati, sono spesso un duello. A volte sottile e nascosto, a volte esplicito. Nel film, Victor, per riconquistare la moglie sfida il rivale a duello per farsi deliberatamente ferire da lui e riottenere l’affetto della moglie.
L’Italia sta sfidando a duello l’Europa. L’intento sembra essere quello di apparire troppo grossi per falllire, senza trascinarsi dietro la disfatta anche dell’euro. I mercati, però, non sono come le mogli, non amano i sentimentalismi. E il colpo inferto all’Italia è una ferita che si allarga di pari passo con lo spread, fino a 300 non è ancora emorragia. Dopo è molto pericoloso.
Il tutto, in un contesto dove si combatte un altro duello a livello mondiale: Stati Uniti contro la Cina in un periodo rovente come le elezioni di midterm in Usa. La Cina risponde al duello, senza mai alzare i toni, ma sussurrando sul mercato. Una commissione Usa sta valutando se la Cina abbia manipolato il cambio portando il dollaro yuan a sette.
Messaggio recepito. Solo per fare un esempio ci sono Paesi come l’Irlanda che detengono Treasury per 300 miliardi e i tecnici pensano si tratti di un trucco cinese per influenzare i mercati senza renderlo troppo evidente. Anche se il messaggio per gli addetti ai lavori è volutamente esplicito.
Il segretario al Tesoro statunitense ha dichiarato che “se la Cina vendesse i suoi Treasuries, non perderà il sonno. Si tratta di un portafoglio da oltre mille miliardi di dollari, “sarebbe costoso per loro”. Il duello si combatte sul filo del rasoio. La soglia del dolore Usa è stata toccata. Il 3,25% di rendimento dei bond a stelle e strisce ha fatto crollare le Borse americane del 10%. Ora il duello è sottile. Trump sembrerebbe intenzionato a incontrare Xi Jinping in occasione del prossimo G20 in Argentina e riallacciare un dialogo.

Intanto i mercati sono spaventati dal caro rendimenti. E anche i dati macro Usa non risplendono più come in passato. Le vendite al dettaglio a settembre sono salite per il nono mese di fila, ma a una velocità decisamente più lenta rispetto alle attese. Il dato, reso noto dal dipartimento del Commercio americano, è cresciuto dello 0,1% su base mensile a 509 miliardi di dollari. Gli analisti avevano messo in conto un +0,7%. Su base annua, l’incremento è stato del 4,7%. Sono le scuse che si aspettava da tempo per dare il via a una correzione dopo mesi di forti rialzi.

L’erba del vicino è sempre più verde, ma il bello dei mercati è che non hanno confini e ti permettono di investire su ogni prato, anche su quello della porta accanto. Non serve un duello per vincere, ma solo la convinzione che non tutti i prati sono uguali e anche se il mercato ormai sembra ardentemente desiderare una correzione, vi sono sempre aree più rigogliose.

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