Hedge – Riforma sotto scacco

Se non tutti i mali vengono per nuocere, è anche vero che le lobby non vengono generalmente a portare del bene. E così capita che la tanto agognata riforma dei fondi hedge venga rimessa in discussione, come riporta Milano Finanza, anche su pressione delle stesse. Sullo sfondo vi è la netta affermazione alle elezioni europee del partito popolare, tendenzialmente propenso a rivedere in parlamento alcuni punti fondamentale del disegno della normativa; in aggiunta a ciò, vi è la crescita dei cosiddetti euroscettici (le formazioni estremiste e autonomiste, con 35 seggi), che lascia aperti scenari fumosi della stessa.

Le nuove norme su fondi hedge e private equity, dovrebbero fissare rigidi requisiti di capitale, ai fini di evitare futuri scandali in stile Madoff. Il problema è che il neonato parlamento dovrà confermare queste regole, (che verteranno sull’obbligo della banca depositaria, sui controlli diretti che graveranno in capo al gestore del fondo e sull’ampliamento del capitale minimo a 125.000 Euro), cosa che non appare così scontata. A ribadire questa nuova aria europea vi è anche la nuova bozza di discussione dell’Ecofin, che prevede la richiesta ai vari ministri delle finanze, di evitare futuri aiuti di stato a istituti privati.
 
Per fortuna, in mezzo a questi nuovi dubbi, si salva la direttiva di tutela dei depositi e della moneta elettronica, alla quale non resta che venire recepita dai diversi paesi europei. Non rimane quindi che incrociare le dita e sperare nel buon senso del parlamento; una volta tanto nessuno se la sentirebbe di condannare uno spirito di emulazione.

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