Cina alle prese con uno yuan troppo debole e con debiti in crescita

A cura di Wings Partners Sim

La Cina ha ridotto il proprio portafoglio in titoli del tesoro statunitensi per il terzo mese consecutivo nel tentativo di mettere sotto pressione Washington e, allo stesso tempo, evitare un indebolimento dello yuan (sui minimi da quasi due anni contro dollaro) troppo  rapido rimpatriando capitali. E il processo di riduzione degli investimenti dall’estero potrebbe essere portato avanti da Pechino anche nei prossimi mesi, vista la necessità di stabilizzare il cambio con il dollaro. Pechino, comunque, rimane il primo Paese per numero di bond emessi dal Governo Usa, con 1.165 miliardi di dollari, seguito dal Giappone con 1.030 miliardi.

Ma lo yuan più debole (che riduce il potere d’acquisto dei consumatori cinesi) non è l’unico problema da affrontare per il Governo centrale, in quanto emerge da uno studio di S&P Global Rating che le amministrazioni locali avrebbero accumulato debiti per 5.800 miliardi di dollari fuori bilancio. L’agenzia aggiunge che questa è una stima conservativa, che potrebbe nascondere passività addirittura superiori, con un totale dovuto che sarebbe a rischio di mancati ripagamenti nel futuro prossimo. Infatti, i governi regionali creano società ad hoc per finanziare progetti, che non godono però della garanzia statale e sono soggetti a fallimenti in caso di difficoltà finanziarie. Il numero di mancati ripagamenti nel 2018 ha già superato ogni record storico con 48 miliardi di yuan, oltre il doppio del precedente massimo registrato nel 2016 a 21,7 miliardi. E una delle conseguenze potrebbe essere la riduzione dei fondi per finanziare nuove progetti pubblici, con conseguenze sulla crescita del PIL di quest’anno.

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