Wall Street, attenzione al MC Clellan Summation index

A cura di Giuseppe Sersale, Anthilia Sgr
L’incapacità dei mercati globali di trarre beneficio dai catalyst positivi di ieri (rally cinese e rating italiano) era un segnale eloquente, e infatti ieri la risk aversion è riesplosa. Dopo un + 7% in 2 sedute, per Shanghai un robusto assestamento era da mettere in conto, in particolare alla luce del mefitico sentiment globale. Per cui, c’è poco da stupirsi del -2.2% delle “A” shares oggi. Meno positivo è che le “H” shares abbiano pressochè cancellato il rimbalzo di ieri, ma tant’è, la riscossa veniva dai mercati locali, principali beneficiari delle nuove misure messe in campo da Pechino.
Tra l’altro, la cornucopia prosegue. Il China State Council ha annunciato ieri che favorirà il finanziamento tramite emissione di bonds da parte delle aziende private, e la PBOC ha promesso di finanziare quest’attività. Inoltre la Banca Centrale ha annunciato l’aumento delle quote di rifinanziamento per le piccole aziende. Insomma gli interventi si moltiplicano in questa fase.
Va detto che l’aria che tira sul fronte trade è sempre gelida. Al termine di un investigazione anti dumping gli USa hanno imposto ulteriori dazi sui cilindri d’acciaio importati dalla Cina. Si tratta di poca roba (98 mln), ma certo non aiuta il dialogo. Se non altro, in giornata Kudlow ha confermato il meeting Xi-Trump in Argentina a fine novembre.
In ogni caso, se ieri il boom aveva lasciato pressochè indifferenti gli indici dell’area, oggi la correzione si è riflessa in pieno, amplificata, nel caso di Tokyo, dalla forza dello Yen, e dal calo significativo dei future sugli indici americani. Tra le altre piazze, la migliore è Mumbai, con un -0.95%, il che è tutto dire.
Oltre che col bad mood, l’apertura europea ha dovuto vedersela ieri con alcune special issues (la multa a Bayer, l’impatto su tech e semiconduttori della guidance deludente del fornitore di Apple Austria Micro Systems), il tutto nel giorno in cui era atteso il rigetto ufficiale della manovra italiana da parte di Bruxelles.
E così gli indici hanno aperto in gap down di oltre l’1% e non hanno mai dato l’impressione di poter recuperare significativamente. La carta italiana ha aperto con spread in allargamento, ma il circolare su alcuni media di notizie vagamente conciliatorie (L’esistenza di un piano di modifica della manovra secondo il Messaggero, e le rivelazioni del capo dell’Eurogruppo Centeno sul dialogo positivo tra Italia e Commissione Europea) ha prodotto un recupero in mattinata, che si è riflesso anche su Piazza Affari.
Peraltro, la bocciatura è arrivata puntuale nel primo pomeriggio, e il movimento è evaporato, complice un bund sostenuto anche dalla forte risk aversion. Adesso il Governo ha 3 settimane per rielaborare la manovra e ottenere l’approvazione, in assenza della quale l’EU potrebbe aprire una procedura per infrazione su deficit. Resta da capire che spazio ci sia per una correzione (probabilmente poco in questa fase) e quale sarà l’atteggiamento del Quirinale, che potrebbe eccepire alcuni aspetti della legge e rifiutarsi di firmarla.
In una giornata priva di dati macro di rilievo (il Richmond FED di ottobre ha deluso scendendo a 15 da 29 vs attese per 24), Wall Street ha immediatamente dato inizio al test dei minimi più volte citato i giorni scorsi, arrivando a perdere ben più del 2% nel processo, il cui esito è ancora in sospeso.
La chiusura europea è in linea con questo sentiment. Pesanti perdite su tutti gli indici, con l’ Eurostoxx che sfonda il -10% da inizio anno. Significativi i cali dei rendimenti su bund e treasury, mentre lo spread torna a salire, anche se, viste le circostanze, si può osservare che la price action non è poi cosi malvagia, visto che i massimi di spread distano ancora oltre 20 bps e la curva rimane stabile (i.e non si appiattisce). Anche l’outperformance di Milano costituisce un indicazione che il rigetto era scontato.
Domani, coi PMI flash di ottobre, potremo capire se l’estrema debolezza dell’azionario continentale riflette almeno in parte un ulteriore indebolimento del ciclo europeo, o se è effettivamente un riflesso dei temi politici, e del contesto internazionale, aggravato dalla fase correttiva a Wall Street.
Venendo al quadro tecnico, la chiusura USA di stasera fornisce indicazioni importanti. Infatti, un recupero finale, che porti l’S&P sopra il livello di apertura (2720) costituirebbe il primo passo per un esito positivo del test dei minimi. Per confermare il quadro positivo occorrerebbe un ulteriore recupero domani, o quanto meno una tenuta di 2700 nei prossimi giorni.
Viceversa, una chiusura sotto 2700 punti di S&P 500 indica un elevata probabilità di una nuova gamba ribassista (sul modello di quanto avvenuto nella prima settimana di febbraio), con target massimo in area 2.600 punti, dove il supporto, testato già 3 volte, è robusto.
La recente price action fa si che su vari indicatori statistici si stiano accumulando letture che indicano rilevanti eccessi di pessimismo. Sentimentrader.com osserva come il MC Clellan Summation index (un oscillatore costruito sommando le letture del MC Clellan oscillator gia mostrato i giorni scorsi) abbia raggiunto -500 sull’S&P 500 e -700 sul Nasdaq. Lo studio mostra che raggruppando i casi in cui questi valori sono stati raggiunti dai 2 indici dopo lunghi periodi in cui non erano stati toccati, la mediana delle performance è elevata, in particolare tra 1 e 3 mesi per l’S&P (3-5%) e a 6 e 12 mesi per il Nasdaq (6% e 25%).

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