Cina, il rallentamento della crescita è solo l’inizio

A cura di Craig Botham, Emerging Markets Economist, Schroders
Vi sono diversi segnali che sollevano preoccupazioni sull’outlook per la crescita economica cinese. Il rallentamento più accentuato del previsto nella crescita del Pil, passata dal 6,7% del secondo trimestre al 6,5% del terzo, ha rappresentato solo un’anteprima di ciò che ci attende in futuro. La lettura del dato ha spaventato i mercati e spinto i rappresentanti delle varie istituzioni a promettere sostegno all’economia. Tuttavia, riteniamo che un rallentamento ulteriore sia probabile: infatti, l’effetto dei dazi deve ancora manifestarsi e il settore immobiliare sta iniziando ad indebolirsi, come previsto da tempo. In aggiunta, la capacità delle autorità di adottare misure di sostegno potrebbe essere soggetta a più vincoli di quanto si pensi.
Il dilemma dei policymakers
Nel complesso, quindi, l’outlook sulla crescita non è affatto positivo. I rappresentanti delle istituzioni come il Ministro dell’Economia, Liu He, e il governatore della banca centrale, Yi Gang, hanno lanciato un appello a mantenere la calma e hanno promesso misure di sostegno. La prospettiva di un rinnovato stimolo monetario e fiscale sicuramente è ben accetta, dato il momento difficile che l’economia sta attraversando, ma crediamo che le autorità siano più vincolate di quanto credano i mercati.
La People’s Bank of China, ad esempio, continua ad affermare che adotterà una politica monetaria neutrale e che non svaluterà il renminbi: questo sembra escludere la possibilità di una consistente iniezione di liquidità. Allo stesso tempo il Ministero delle Finanze rimane cauto sulla prospettiva di ulteriori stimoli fiscali; le misure adottate finora sono state semplicemente un’accelerazione delle spese previste. Nel caso della banca centrale, il vincolo è il timore che inondare di liquidità il sistema metta sotto pressione la valuta e comprometta gli sforzi fatti finora per ridurre rischi e indebitamento. Il Ministero delle Finanze inoltre è probabilmente ben consapevole del debito fuori bilancio delle amministrazioni locali, di recente stimato da S&P a 6000 miliardi di dollari, che accrescerebbe enormemente il carico complessivo di debito pubblico: ulteriori misure di stimolo fiscale non farebbero che aumentare i rischi crescenti in questo ambito.
Rallentamento del Pil: colpa dei consumi?
Un’analisi dettagliata dei dati sul Pil mostra che il rallentamento deriva principalmente da un contributo ridotto alla crescita da parte dei consumi finali, mentre investimenti ed esportazioni nette sono rimasti apparentemente stabili.
Un segnale incoraggiante per la Cina arriva invece dai dati sugli investimenti in infrastrutture. Sebbene siano ancora in contrazione, il ritmo è rallentato considerevolmente: questo significa che la pressione sugli enti locali ad accelerare i progetti sta avendo qualche effetto. È probabile che ciò prosegua nel corso del quarto trimestre, ma successivamente saranno necessari nuovi stimoli fiscali.
Sfortunatamente, nonostante gli investimenti in infrastrutture stiano tornando, ci sono segnali del fatto che il settore immobiliare cinese sta iniziando a collassare, a fronte delle condizioni sul credito più rigide. I prestiti ipotecari e le compravendite di terreni stanno rallentando; inoltre, gli investimenti in real estate hanno decelerato. Gli investimenti manifatturieri hanno resistito, ma dovranno probabilmente affrontare venti contrari quando i dazi inizieranno a farsi sentire. Nel complesso, l’outlook per gli investimenti è ancora difficile.
L’impatto dei dazi è solo rimandato
Sul fronte delle tensioni commerciali, l’accumulo di scorte in previsione dell’introduzione dei dazi (il cosiddetto ‘frontloading”) alla fine di settembre ha probabilmente contribuito a sostenere i flussi commerciali cinesi. Ci aspettiamo che i dati di ottobre mostrino un marcato rallentamento. Questo non solo avrà un impatto negativo sulle esportazioni nette e di conseguenza sulla crescita, ma a nostro avviso si rifletterà anche in un indebolimento della produzione industriale e degli investimenti manifatturieri.
In conclusione, ci aspettiamo che in ultima analisi i timori legati alla stabilità finanziaria e alla disoccupazione faranno scattare nuovi stimoli, ma a nostro avviso le autorità cinesi saranno riluttanti ad adottare misure abbastanza incisive da soddisfare le aspettative dei mercati. Ciò implica che sono in arrivo nuove turbolenze sui mercati e un’ulteriore pressione sullo yuan.

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