Politica Bce, ecco le impressioni degli esperti

Di seguito alcuni commenti degli economisti a seguito del meeting odierno del Monetary Policy Committee della Banca Centrale Europea
Commento di Silvia Dall’Angelo, Senior Economist, Hermes Investment Management: La riunione odierna della BCE non ha riservato sorprese: la Banca Centrale ha ampiamente confermato le prospettive economiche positive per la zona euro e ha ribadito le sue aspettative per il futuro della politica monetaria. Tuttavia, il Presidente Draghi ha dovuto percorrere una sottile linea di demarcazione tra l’ottimismo sulle prospettive di crescita e inflazione, che giustifica un graduale ritiro del sostegno alla politica monetaria, e la cautela sui numerosi rischi che offuscano le prospettive. Gli sviluppi negativi dei dati economici e dei mercati finanziari degli ultimi giorni hanno reso particolarmente difficile l’esercizio di bilanciamento. Il punto fondamentale è che la BCE si trova per ora su un percorso graduale di normalizzazione della politica monetaria, ma i rischi derivanti dal protezionismo, da un ulteriore rallentamento della domanda esterna, dall’instabilità politica interna, da Brexit e dalla volatilità dei mercati finanziari gettano un’ombra scura sui piani della BCE.
La BCE ha riconosciuto che l’economia ha recentemente perso slancio, ma ha indicato i fondamentali economici positivi che probabilmente sosterranno l’attuale espansione, nonostante le questioni transitorie idiosincratiche e l’incertezza generale. La BCE ha continuato a definire l’insieme dei rischi per la crescita come “sostanzialmente equilibrato”, ma è chiaro che i fattori di segno negativo hanno acquisito rilevanza, in particolare alla luce degli sviluppi delle ultime settimane. Il PMI composito – il migliore e più completo indicatore anticipatore dell’attività economica dell’area – è sceso ai livelli minimi degli ultimi due anni in ottobre, il che indica un significativo raffreddamento della crescita a fine anno. L’incertezza politica è aumentata sia all’esterno che all’interno: le tensioni commerciali internazionali sono rimaste elevate, non si intravede una soluzione al problema del Brexit e il governo italiano sembra determinato a sfidare le regole fiscali europee. Le recenti turbolenze sui mercati finanziari sono un nuovo elemento all’elenco dei rischi negativi.
La BCE prevede ancora di porre fine al programma di QE alla fine dell’anno, mentre gli attuali orientamenti previsionali, in cui si prevede che i tassi di interesse rimarranno ai livelli attuali “almeno fino all’estate del 2019”, indicando un’interruzione a settembre o ottobre del prossimo anno. tuttavia, l’evoluzione negativa del quadro economico e geopolitico nel prossimo futuro potrebbe richiedere un cambiamento radicale del percorso politico previsto.
Commento di Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Markets: “Nelle attuali condizioni di mercato, in cui vi sono prove tangibili di problemi in Italia che si riversano anche in Spagna, l’elemento più degno di nota è proprio l’inerzia della BCE. Ci sono pochi segnali che indicano che la Banca Centrale ripristinerà le Outright Monetary Transactions (OMT) o uno strumento politico analogo in grado di mitigare i movimenti dei mercati obbligazionari senza che un paese faccia parte di un vero e proprio programma di salvataggio. Inoltre, non ci sono nemmeno indicazioni esplicite su eventuali modifiche alla politica di reinvestimento della BCE. Siamo arrivati ad un punto in cui qualsiasi misura da intraprendere potrebbe essere tardiva”.
Commento di Barry McAndrew, senior portfolio manager del fixed income di State Street Global Advisors per l’area EMEA: “La BCE, che aveva precedentemente assunto l’impegno di ridurre il Quantitative Easing in maniera ordinata e senza intervenire sui tassi di politica monetaria fino a dopo l’estate 2019, si trova adesso a viaggiare con il pilota automatico. Le recenti turbolenze italiane non hanno modificato lo stato delle cose e la Banca Centrale ritiene ancora che i rischi siano ampiamente bilanciati. Nonostante le aspettative sull’inflazione siano ancora al di sotto del target, la BCE sta rilevando una ridotta pressione sulle retribuzioni, fattore che le conferisce una certa fiducia nel fatto che la politica monetaria dovrebbe essere meno accomodante. Tuttavia, qualsiasi ulteriore messaggio sulla possibile velocità della riduzione del QE verrà rinviato all’anno prossimo”.
Commento di Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs: “In linea con le attese a livello globale, la BCE ha lasciato invariati i tassi. I potenziali rischi di ribasso per la crescita, legati alle tensioni commerciali e alle crescenti preoccupazioni geopolitiche, sono stati monitorati insieme alla volatilità dello spread in Italia. L’inflazione è ancora sulla strada giusta e, dato che il rischio non sembra essersi diffuso ad altri paesi periferici, non ci aspettavamo che la BCE effettuasse un cambiamento di rotta per via della situazione italiana. Di conseguenza, l’impatto sui tassi dovrebbe essere contenuto e l’euro, per ora, potrebbe continuare a mostrare una certa debolezza nei confronti del dollaro”.

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