Meglio non seguire le mode del momento

A cura di Marco Caprotti, Morningstar
Gli investitori più audaci lo chimanano time the market. In pratica si tratta di comprare un asset subito prima che inizi a salire o di venderlo anticipandone di un attimo la discesa. Di solito accade con strumenti di investimento di cui il mercato si innamora improvvisamente, per poi cercare di disfarsene il più in fretta possibile quando la passione svanisce. “Nel mondo degli investimenti il market timing è considerato più un’arte oscura che un modo intelligente di fare i soldi”, spiega Dan Kemp responsabile degli investimenti di Morningstar Investment Management (MIM). “La storia delle Borse racconta di pochi in grado di praticare in maniera proficua quest’arte nel lungo periodo, mentre abbondano le leggende sui disastri”.
La tabella sotto mostra la potenziale perdita a cui può andare incontro chi cerca di cogliere il momento giusto sulle Borse. La simulazione è stata fatta considerando come proxy un investimento globale in dollari dal primo gennaio 1988 al 31 luglio 2018. Chi fosse rimasto investito per tutti i 7.915 giorni di trading avrebbe avuto una differenza di rendimento del 6,8%. La seconda colonna mostra la differenza di rendimento nel caso in cui si fossero mancati i 25 giorni di trading migliori. La teza colonna illustra la differenza di chi ha mancato i 50 giorni migliori. La terza e la quarta di chi ha mancato i 75 e i 100 giorni migliori.
time
 
“Noi preferiamo il concetto di staying in the course (seguire il corso)”, dice Kemp. Questo non significa che la strategia deve restare immutabile nel corso degli anni. “Se, dopo una serie di analisi ragionate, si è convinti che un cambiamento possa portare all’obiettivo di lungo termine, allora bisogna agire di conseguenza. Al contrario, se la decisione è speculativa o, peggio ancora, è la reazione a una cattiva notizia, bisogna cercare di tranquillizzarsi e rendersi conto che le fasi di ribasso dei mercati fanno parte del processo di investimento”.
Value investing
Come conviene muoversi? Il cosiddetto value investing può essere una valida risposta. Il value investing è comunemente considerato l’attività di comprare società che presentano un basso rapporto tra la capitalizzazione di mercato e il patrimonio netto contabile, oppure un basso rapporto prezzo/utili. Per Morningstar è l’acquisto di un titolo a un prezzo inferiore a quello che gli analisti pensano sia il suo giusto valore. Viene stimato quanto vale analizzando i flussi di cassa che può generare e (pensando anche alla ciclicità e alla certezza di quei flussi), per poi applicare adeguati tassi di sconto per stimare il valore attuale di tali flussi di cassa.
Che si tratti di azioni, di obbligazioni, di beni di proprietà, di qualsiasi cosa che genera un flusso di cassa che si può analizzare e comprendere, gli analisti elaborano un fair value, cioè quello che ritengono possa essere una valutazione ragionevole. Una volta che si ha questa valutazione, l’idea del value investing è di acquistare titoli per meno di quanto valgono, applicando un margine di sicurezza. “Alcuni, sbagliando, considerano questo approccio uno strumento meccanico per identificare le occasioni”, dice Kemp. “Si tratta in realtà di una filosofia di investimento completa che enfatizza la necessità di fare approfondite analisi fondamentali, arrivare a risultati nel lungo periodo, limitare il rischio e non seguire gli umori della folla”.

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