Azionario, opportunità di investimento nel lungo termine

A cura di Benjamin Segal ed Elias Cohen del team Global Equity, Neuberger Berman
Nelle fasi di ribasso dei mercati le correlazioni solitamente aumentano e i mercati si muovono all’unisono. Tuttavia, sta ai gestori attivi stabilire a livello di singoli titoli se la flessione è giustificata e se offre opportunità potenziali di rendimento.
Il calo generalizzato di ottobre, che la scorsa settimana ha subito un’accelerazione, è un classico esempio. Al 25 ottobre, i principali indici azionari avevano perso il 7% o più da inizio mese, a causa soprattutto dei timori relativi all’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti e alla guerra commerciale tra USA e Cina. A nostro avviso, è probabile che queste problematiche incidano maggiormente su alcune aree del mercato rispetto ad altre.
I dati sull’occupazione negli Stati Uniti evidenziano un mercato del lavoro sempre più saturo che sta inducendo la Fed a innalzare i tassi di interesse a breve termine, che si attestano attualmente al 2,25% e che prevedibilmente saliranno ulteriormente nei 12 mesi a venire. Sul fronte commerciale, le preoccupazioni hanno riguardato principalmente il rapporto bilaterale USA-Cina e l’imposizione di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti su 200 miliardi di dollari di merci cinesi importate, inizialmente con un’aliquota del 10% che entro gli inizi del 2019 potrebbe salire al 25%.
Alla luce di questi eventi negativi, non stupisce affatto la frenata del mercato azionario statunitense (-7% da inizio mese), soprattutto se si considera che sia gli utili societari che le valutazioni azionarie avevano toccato i massimi storici. Tuttavia, la flessione dei mercati azionari internazionali è stata ancor più pronunciata (oltre il 9% in USD), nonostante il fatto che i tassi di interesse e i timori per la guerra commerciale non incidano direttamente sui Paesi europei e sui mercati sviluppati asiatici.
Politiche monetarie ed effetti commerciali differenti
Contrariamente alla Fed, la Banca centrale europea mantiene un orientamento molto accomodante. Una crescita europea lenta e un tasso di disoccupazione elevato, nel Vecchio Continente, ci inducono a ritenere che la BCE non procederà con alcun rialzo dei tassi in tempi brevi, a prescindere dalle azioni intraprese dalla Fed. Anche la Banca del Giappone difficilmente seguirà le orme della Fed, in termini di rialzi dei tassi, considerato che nel Paese del Sol Levante l’inflazione si mantiene persistentemente bassa.
Sul fronte commerciale, tolte le tensioni nei rapporti sino-americani, i timori sono ampiamente rientrati. Se da un lato l’imposizione di dazi tra Cina e Stati Uniti può rappresentare un fattore sfavorevole alla crescita globale, gli effetti negativi verrebbero sentiti principalmente in quei due Paesi.
L’assenza di correlazioni è evidente anche a livello settoriale. Le azioni del settore tecnologico hanno perso decisamente terreno, in particolare nell’Asia emergente, evidenziando l’esposizione delle società produttrici di hardware a eventuali restrizioni commerciali. Il settore automobilistico è calato a livello globale, in parte perché molto sensibile alle controversie commerciali e in parte perché influenzato dal calo della domanda negli Stati Uniti e in Cina. Nondimeno, il ribasso ha interessato anche i titoli azionari internazionali influenzati dagli scenari regionali colpendo persino quelle società con flussi di reddito elevati che in passato si erano dimostrate resilienti in periodi di indebolimento dell’economia. Vero è che l’applicazione dei dazi potrebbe minare la crescita a livello globale, ma in Europa il ciclo economico si trova in una fase più arretrata rispetto agli Stati Uniti e in Giappone la crescita si è mantenuta positiva.
Il vantaggio offerto dalle valutazioni e maggiore potenziale di redditività
In termini di valutazioni, il 25 ottobre il multiplo prezzo/utili del MSCI EAFE Index era 13 a fronte del 16,9 dell’S&P 500. Questa differenza è in parte giustificata, ma continuiamo ad osservare delle differenze non giustificate di valore tra azioni di società internazionali e azioni statunitensi simili. In Giappone, le società dei settori dei consumi e dell’automazione industriale offrono prospettive di lungo termine molto interessanti in termini di ricavi mentre in Europa abbiamo individuato società di nicchia nei settori dell’industria, della finanza e delle comunicazioni con livelli di crescita e redditività analoghi a quelli delle omologhe statunitensi, ma scambiate con uno sconto del 20-30%. Se la crescita degli Stati Uniti dovesse rallentare (a causa delle politiche commerciali, degli aumenti dei tassi o altro) o se la crescita al di fuori degli Stati Uniti dovesse accelerare, riteniamo che tale sconto nelle valutazioni possa restringersi. Inoltre, come abbiamo discusso in un recente articolo, alcuni segnali indicano che fuori degli Stati Uniti i team manageriali delle società stanno iniziando ad adottare un numero crescente di iniziative a favore degli azionisti. Si tratta di operazioni simili a quelle in atto da tempo negli Stati Uniti e che nel tempo potrebbero accelerare ulteriormente la crescita degli utili.
Rischi congiunturali: l’Italia e la Brexit
Detto questo, siamo consapevoli dei rischi di breve termine che potrebbero ostacolare il rialzo delle azioni europee. I mercati continuano a nutrire preoccupazioni sulla sostenibilità della politica di bilancio italiana che attualmente sta creando tensioni con l’UE e la Germania. Come accaduto in passato, riteniamo che l’Italia raggiungerà un compromesso con l’UE. Allo stesso tempo, il mancato accordo tra Londra e Bruxelles sui termini della Brexit contribuisce ad alimentare le incertezze relative al Regno Unito. È difficile prevedere esiti particolarmente positivi. Ciò nonostante, la maggior parte delle società britanniche genera gran parte dei propri ricavi all’estero. Per quanto riguarda il resto, azioni più a buon mercato e una sterlina più debole indicano che uno scenario negativo è stato già ampiamente scontato.
L’opportunità
Nel 2017, dopo anni e anni di sottoperformance, il mercato azionario europeo e altri mercati azionari internazionali hanno sovraperformato quello degli Stati Uniti. E sebbene il 2018 non sia stato un anno positivo per i mercati azionari non statunitensi, siamo dell’avviso che la concomitanza di aspettative più moderate, potenziale di maggiore redditività e, come accaduto di recente, flessione dei corsi azionari offra agli investitori la possibilità di cogliere un’interessante opportunità di rendimento a lungo termine.

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