L’allarme della Fed sui prestiti a leva

A cura di Elena Moya, M&G Investments

Per i mercati dei titoli corporate e dei Paesi emergenti, delle valute e delle commodity – praticamente tutti, tranne quelli dei beni rifugio tradizionali – Halloween è arrivata in anticipo, sull’onda delle crescenti preoccupazioni per gli utili delle società statunitensi e i dati deludenti sugli indici PMI europei e la crescita cinese. Addirittura il 75% delle 100 asset class obbligazionarie monitorate da Panoramic Weekly ha subito una flessione, anche a causa delle tensioni in aumento sulla Brexit e della bozza di bilancio italiana bocciata dalla Commissione Europea.
Inoltre, il presidente statunitense Trump ha dichiarato che potrebbe rimpiangere di aver nominato Jay Powell a capo della Federal Reserve (Fed), accusandolo di aver innalzato i tassi troppo rapidamente. I verbali della riunione di settembre della Fed in effetti riflettevano un certo ottimismo, che ha spinto al 3,2% i rendimenti sui Treasury decennali, poi scesi di nuovo al 3,1% nel corso della settimana. La morte dell’editorialista del Washington Post e critico del regime saudita Jamal Khashoggi ha contribuito al clima di incertezza, insieme al calo delle esportazioni giapponesi nel mese di settembre, risultato il più ampio da gennaio 2016.
In questo contesto, le azioni hanno perso terreno e il petrolio è crollato a 66 dollari al barile, dai 76 di inizio mese. Tra gli investitori cresce il timore che il crollo delle valute dei Paesi emergenti (EM), tra cui il peso argentino e la lira turca, possa ridurre la domanda di petrolio man mano che il greggio diventa più costoso – per un approfondimento su prezzi petroliferi e crescita economica, si rimanda al post del gestore di M&G Jim Leaviss intitolato “Proprio come nel 2008? Petrolio su, contrazione BCE – manca solo un incidente sul credito?”
Solo gli asset tradizionalmente stabili come i bund tedeschi e i titoli di Stato svizzeri hanno realizzato performance positive negli ultimi cinque giorni di contrattazioni, e lo stesso hanno fatto i gilt, i cui rendimenti sono scesi, anche se per motivi diversi. A settembre l’inflazione è risultata deludente e il Paese deve fare i conti con le voci di un’uscita disordinata dall’UE e le ipotesi sul futuro del primo ministro Theresa May, rilanciate dalla stampa quotidianamente. Il dollaro USA si è di nuovo apprezzato nei confronti di quasi tutte le valute principali, tranne il real brasiliano, che ha continuato per lo più ad avanzare in vista del secondo turno elettorale di domenica, con due candidati considerati propensi alla disciplina fiscale.

Su

Leveraged loan – Allarme della Fed. Sepolto a pagina 7 (di 10) dei verbali dell’ultima riunione della Fed, l’allarme lanciato da quella che è di fatto la banca centrale del mondo ricorda i rischi per la stabilità finanziaria derivanti dalla crescita dei prestiti a leva, dall’allentamento degli standard e dei termini contrattuali nel settore e, soprattutto, dall’aumento dell’attività di prestito da parte di soggetti non bancari. Come si vede nel grafico, il volume dei leveraged loan in essere negli Stati Uniti ha raggiunto i 1120 miliardi di dollari, dal livello di appena 306 miliardi dieci anni fa, superando così le dimensioni del mercato delle obbligazioni high yield statunitensi, che soffre di una carenza di offerta in parte riconducibile all’ambiente di tassi in rialzo, in cui gli investitori tendono a preferire i prestiti in virtù dell’interesse variabile. Il grafico mostra che la domanda più elevata ha aiutato l’asset class a generare risultati robusti: guadagna infatti il 4,5% da inizio anno e il 18% negli ultimi tre anni. A vigilare sui prestiti però non c’è solo la Fed: nell’ultimo rapporto trimestrale, la Banca dei regolamenti internazionali (Bri), anche nota come la banca delle banche centrali, ha dichiarato che i prestiti a leva si sono comportati in maniera pro-ciclica, crescendo rapidamente prima di una svolta negativa del mercato.
Gilt – Migliore asset class su 100. Nelle ultime cinque sedute, il debito del governo britannico si è rivelato l’asset class obbligazionaria più performante tra le 100 monitorate da Panoramic Weekly: la paura che la Banca d’Inghilterra sia costretta a rinviare altri rialzi dei tassi per scongiurare una recessione post-Brexit ha compresso i rendimenti sui gilt decennali portandoli all’1,4%, il livello più basso da inizio settembre. Con l’inflazione annua al 2,4%, i tassi nel Regno Unito offrono ancora rendimenti negativi, mentre il Paese cresce a un ritmo dell’1,2%. In tutto ciò, l’incertezza che circonda la Brexit pesa sui rendimenti nominali, che non si sono più avvicinati al livello del 2% al quale erano attestati prima del referendum del 2016. E questo clima incerto può solo intensificarsi, man mano che si avvicina la scadenza di marzo 2019 fissata per l’uscita dal blocco commerciale.

Giù

High yield europeo: lavori in corso (Italia) Il debito HY europeo ha continuato a deludere negli ultimi cinque giorni di contrattazioni, soprattutto quando le rinfocolate tensioni fra l’Italia e l’UE sulla bozza di bilancio hanno penalizzato i titoli societari italiani. L’Italia ha subito anche un declassamento da parte di Moody’s, anche se l’agenzia ha confermato il rating di investment grade. Le imprese di costruzioni italiane si trovano particolarmente sotto pressione a causa di un budget di spesa pubblica striminzito, e in alcuni casi hanno avuto anche la sfortuna di cercare alternative in Paesi coinvolti da pesanti difficoltà di recente, come l’Argentina e la Turchia. Non sorprende quindi che quattro dei dieci titoli HY europei peggiori finora quest’anno siano italiani, due dei quali emessi da società di costruzioni (per maggiori dettagli, si rimanda al post di James Tomlins “Attenzione: Rischio da “orlo del precipizio” nell’High Yield europeo”).
Le forti flessioni subite (del 69% e del 53%) stanno trascinando l’indice verso il basso e spingendo il premio al rischio al di sopra di quello associato all’HY USA, come si vede nel grafico: la differenza fra i due il 19 ottobre ha raggiunto i 27 punti base, lo scarto più ampio dal 2012. Tutto questo succede nonostante l’HY europeo abbia una qualità del credito migliore rispetto al segmento USA corrispondente: l’ultimo grafico mostra che le società HY con un rating BB, ossia il più alto della categoria non investment grade, sono il 71% in Europa e solo il 46% negli Stati Uniti. Per un approfondimento sulle tribolata situazione dell’Italia, consigliamo la visione di questo dibattito (in inglese) fra Carlo Putti e Saul Casadio di M&G: Italian construction, a sector in crisis.
Messico – Per niente lindo. Il debito sovrano messicano ha subito un crollo del 4,5% nelle ultime cinque sedute, mentre il peso ha perso il 3,8% contro il dollaro USA, la valuta peggiore fra quelle di maggior rilievo. Dopo un lungo periodo di transizione, ora si sta insediando nel Paese il nuovo presidente Andrés Manuel López Obrador, conosciuto come AMLO, che ha vinto le elezioni di luglio. Il nuovo governo ha dichiarato che il colosso petrolifero nazionale Pemex deve dare priorità alle forniture domestiche rispetto a quelle internazionali, una mossa che potrebbe indebolire la struttura di capitale della società, secondo l’agenzia Fitch Ratings, che infatti ha abbassato l’outlook di Pemex da stabile a negativo, nella settimana in esame.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: