Novelli (Lemanik): “Si incrina il dominio del dollaro sui mercati asiatici”

L’economia cinese è molto indebitata e ha bisogno di utilizzare parte delle risorse finanziarie attualmente investite in treasuries per sostenere il proprio debito interno. Da questo momento i cinesi diventeranno un competitor sui mercati globali per attirare risparmio dall’estero per sostenere il sistema finanziario e l’economia, un meccanismo che rischia di intaccare il dominio del dollaro sui mercati asiatici”. È l’analisi di Maurizio Novelli, gestore del Lemanik Global Strategy Fund.

Gli Stati Uniti si apprestano ad affrontare un rallentamento economico globale avendo già attuato politiche fiscali espansive, senza importanti spazi di manovra per le politiche monetarie e avendo speso oltre il 50% dei profitti aziendali accumulati in questi anni di crescita per acquistare azioni in borsa.

È probabile che la Fed stia per commettere il solito “policy mistake”, che prevede il rialzo dei tassi al picco del ciclo del credito e quindi al picco del ciclo economico. Molti analisti si sono affrettati a evidenziare che l’economia rimane comunque forte e che non ci sono segnali di recessione all’orizzonte. Tuttavia il recente dato pubblicato sul Pil americano non è forte come appare in superficie. Nel terzo trimestre si evidenzia una crescita del 3,5% del Pil (annualizzato), di cui 2,2 punti percentuali derivanti dalle scorte. Se l’economia ha dinnanzi a sé un rallentamento, le scorte accumulate nel trimestre appena chiuso diventeranno un freno per nuovi ordinativi futuri e un ulteriore freno per una crescita che già ora si sta indebolendo. Nel secondo trimestre del 2007 il Pil americano cresceva di quasi il 4% e nel terzo trimestre del 2,7%, ma nel primo trimestre del 2008 il Pil ha segnato -2,7%. Una cosa simile era già accaduta nel biennio 2000-2001.

Non credo che l’attuale forza dell’economia sia un indicatore rassicurante della performance futura”, spiega Novelli. “La velocità della contrazione è strettamente correlata alla dimensione del leverage nel sistema. Appena le condizioni finanziarie si fanno restrittive, a causa di una diminuzione della propensione al rischio di chi finanzia il sistema, l’economia inizia a cedere rapidamente. Non sarebbe dunque così sorprendente avere una recessione in meno di un trimestre alla luce del contesto finanziario attuale”.

Il contesto globale si è particolarmente complicato negli ultimi mesi. Il debito americano ha iniziato a subire la morsa dei tassi d’interesse, l’Europa è scossa dai partiti populisti e le economie emergenti sono in evidente rallentamento. Il ribasso dei mercati finanziari è appena iniziato e il trend di lungo periodo è diventato negativo. La curva dei rendimenti americana si invertirà nel corso del primo semestre del 2019, in concomitanza con ampie revisioni al ribasso sulle aspettative dei profitti aziendali. Questo produrrà un netto recupero dei treasuries sulle scadenze a 10 e 30 anni e un cedimento del dollaro con conseguenze positive sull’oro. Le Borse internazionali rimarranno in un contesto di alta volatilità per le incertezze sul ciclo dell’economia e per l’intensificarsi dello scontro commerciale con la Cina. Quest’ultima è molto indebitata e ha capito che i tempi della crescita finanziata con gli avanzi commerciali stanno per finire. Dovendo scegliere tra l’utilizzare le riserve per sostenere il debito interno o quello Usa, è ovvio che la priorità diventa la stabilità interna.

Se la Cina diventa un importatore di capitali anziché un esportatore, proprio quando la Fed alza i tassi e la Bce si prepara a finire il quantitative easing, prepariamoci a minore liquidità nel sistema. L’attuale forza del dollaro è temporanea perché dipende da una crisi politica in Europa e da un deflusso di capitali dai mercati emergenti”, conclude Novelli. “Questo cambiamento dei flussi di capitale avrà importanti ripercussioni sull’economia mondiale. E’ solo l’inizio di un cambiamento strutturale che posizionerà l’Asia al centro di tali flussi e che sposterà in modo significativo il baricentro finanziario oggi prevalentemente concentrato sull’America”.

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