L’azionario globale chiede tempo e strategie non direzionali

A cura di Larry Hatheway capo economista di Gam Investments
 Ottobre è stato un mese difficile, con brusche battute d’arresto nei mercati azionari globali e l’aumento di volatilità per tutte le categorie di investimento. A nostro giudizio, questo riflette la percezione che abbiamo ormai superato il livello massimo della crescita economica globale e degli utili negli Stati Uniti e che si intravedono pochi catalizzatori positivi all’orizzonte.
La recente turbolenza segna un cambio di direzione rispetto all’andamento dei primi nove mesi del 2018. Prevediamo un periodo di transizione abbastanza difficile. Non crediamo, però, che la fase rialzista sia giunta al termine. I mercati si stanno semplicemente prendendo il tempo necessario a stabilizzarsi. Per assistere all’inizio della ripresa, i segmenti che finora hanno faticato di più, per esempio i titoli value o i mercati come l’Europa, il Giappone e i Paesi Emergenti, dovranno assumere la leadership che gli Stati Uniti non sono più in grado di mantenere. Sostanzialmente, crediamo che i mercati azionari miglioreranno ma ci vorrà un po’ di tempo.
Sul fronte della politica monetaria, la Federal Reserve dovrebbe mantenere il suo orientamento attuale. Si prevede, pertanto, il rialzo di un quarto di punto in occasione del Federal Open Market Committee di dicembre, un altro in primavera e altri due nel 2019.  Questi sviluppi dipendono naturalmente dai dati economici, che appaiono finora positivi, con l’inflazione entro il target della Banca centrale. Non crediamo che la recente volatilità del mercato spingerà la Fed a deviare dal percorso indicato.
Per la Banca centrale europea (BCE), la situazione è leggermente diversa. I dati economici nell’Eurozona sono stati deludenti anche se l’inflazione complessiva si è attestata sul target della Banca centrale. La BCE ha dichiarato che chiuderà il piano di acquisto di titoli alla fine del 2018, ed è probabile che aumenti i tassi di interesse nel terzo trimestre del prossimo anno.  Comunque, se l’inflazione dovesse mancare il bersaglio, è possibile una correzione dei tassi.
Indubbiamente è diventato più difficile produrre rendimento sui mercati; pertanto nell’ambito della costruzione del portafoglio e in una prospettiva multi-asset ci si concentra sulla riduzione del rischio di perdita.  Secondo noi bisogna, quindi, fare ricorso a strumenti alternativi e a strategie non direzionali in abbinamento alle posizioni direzionali tradizionali in azioni e obbligazioni.
Si trovano opportunità in aree come i premi per il rischio alternativi, il roll-down della curva, il credito e le materie prime. Crediamo che ci saranno ancora opportunità di generazione di alpha nei mercati azionari, grazie a una maggiore dispersione dei rendimenti. Per questa ragione stiamo tornando a investire nei Mercati Emergenti e nei titoli finanziari in Europa, anche se su scala ridotta.
Dal punto di vista dell’asset allocation, non crediamo più nelle strategie che investono per il 60% in azioni e il 40% in obbligazioni. La nostra allocation in azioni è più modesta, intorno al 30%, quella nel reddito fisso e nel credito specializzato intorno al 30% anch’essa, mentre il restante 40% circa è investito in fonti alternative del rendimento. Nel complesso, in futuro, le dinamiche sul fronte dei rendimenti potranno essere più contenute ed equilibrate, ma le opportunità ci sono.

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