Scenario macro in chiaroscuro in Europa e in Russia

A cura di Stéphane Junod, CIO EMEA, Head of WD EMEA, Deutsche Bank Wealth Management
I dati macroeconomici diffusi nell’eurozona nelle recenti settimane sono stati piuttosto scadenti. Dopo il fiacco dato del PIL pubblicato la settimana scorsa, il panorama non è stato certo rasserenato dai numeri delle vendite al dettaglio, la cui frenata a settembre ha depresso anche il dato complessivo della spesa delle famiglie nel terzo trimestre.
Tuttavia non riteniamo molto preoccupante quest’ultimo dato. Infatti la flessione degli acquisti registrata quest’anno è attribuibile al ritorno dell’inflazione, ma in futuro i fattori alla base dell’ascesa dei prezzi dovrebbero dimostrarsi più benigni per le vendite al dettaglio. In primo luogo, l’attenuazione di un fattore cruciale come il rincaro del petrolio contribuirà a smorzare l’inflazione primaria dei prezzi al consumo.
Inoltre la sempre minore disponibilità di manodopera verosimilmente farà aumentare i salari nominali. Anche se l’ascesa dei salari alimenterà l’inflazione dei prezzi al consumo, l’effetto sui consumatori sarà nullo perché il rincaro dei prezzi sarà compensato dagli incrementi salariali. Anche il Bollettino economico della BCE pubblicato giovedì ha sottolineato la tenuta dei consumi e il robusto andamento del mercato del lavoro.
A giudizio della BCE “gli indicatori a breve termine predicono il durevole buon andamento del mercato del lavoro nei prossimi trimestri”, a conferma del comunicato emesso dopo la riunione di politica monetaria di ottobre, secondo cui “nei prossimi trimestri si prevede un costante incremento dei consumi delle famiglie.” Pertanto confermiamo la previsione che alla fine dell’anno la BCE metterà fine al meccanismo di acquisto di obbligazioni.
Anche se sui dati del terzo trimestre hanno influito negativamente alcune interruzioni temporanee della produzione automobilistica, il rallentamento complessivo della crescita economica appare evidente. Il dato definitivo dell’indice PMI di ottobre fa ritenere che nel 4° trimestre la maggior parte delle economie dell’eurozona otterrà lievi miglioramenti, ma l’aggiornamento a 53,1 della precedente stima flash di 52,7 preannuncia solo una modesta accelerazione del PIL, dal +0,20% del terzo trimestre a circa un +0,30% nel trimestre corrente. Giovedì la Commissione europea ha corretto al ribasso dal 2% all’1,90% la crescita prevista nel 2019, ammonendo che “l’intensificazione delle incognite e dei rischi esterni e interni inizia a pesare sull’andamento dell’attività economica.”
Lieve aumento dell’inflazione in Russia. L’inflazione primaria ha accelerato al 3,50% annuo dal 3,40% del mese precedente. L’aumento dell’indice dei prezzi è attribuibile principalmente dal rincaro dei generi alimentari e dei servizi. L’inflazione, già in ripresa, probabilmente quest’anno salirà ancora e l’anno prossimo, quando entrerà in vigore l’aumento dell’IVA, supererà il 4% programmato dalla banca centrale. Tuttavia crediamo che la banca centrale non interverrà e preferirà monitorare gli effetti dell’aumento dell’IVA nei mesi successivi.

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