Agenzie di rating: l'occasione mancata di Obama

Negli anni del boom di internet gli analisti finanziari vennero messi sotto processo per aver raccomandato, spinto e promosso titoli di società tecnologiche che poi si rivelarono dei flop industriali.

Dopo quei fatti, vennero ridiscusse le regole per l’assegnazione dei cosiddetti rating (ma in questo caso si tratta per lo più di giudizi quali BUY, SELL, HOLD) a tutti i titoli quotati sulle borse.

In questa ultima crisi finanziaria, a prendere la cantonata, sono state le blasonate agenzie di rating S&P, Moody’s, Fitch tutte coinvolte nell’assegnare un giudizio di credito su questo o quel prodotto, dalle semplici obbligazioni ai più complessi derivati costruiti su mutui e debiti di aziende.

(Nella foto a fianco, i Ceo delle tre principali agenzie di rating del pianeta: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. La foto è stata presa durante l’audizione dello scorso 24 ottobre, quando i tre furono chiamati a testimoniare davanti al House Committee on Oversight and Government Reform. I tre si sono detti ‘scioccati’ per quanto accaduto ma nulla è dipeso dal loro operato )

Molti di questi giudizi assegnavano valutazioni di standing elevato (come la famosa AAA) a titoli e prodotti che di elevato avevano solo le commissioni percepite dall”impacchettore’ mentre il loro valore, nel tempo, si è dimostrato nullo.

Bene questo stato di cose, unito al conflitto di interesse che tuttora persiste essendo le società di rating pagate dagli stessi emittenti del debito, non ha trovato conforto nel maxi piano per la ristrutturazione della finanza moderna.

Tra le tante proposte presentate dall’amministrazione americana, gli unici richiami per le agenzie sono relativi ad un miglioramento della trasparenza e l’obbligo i rilasciare maggiori informazioni, oltre che creare delle politiche che sappiano “gestire ed evidenziare i confilitti di interesse”. Insomma il nulla assoluto. Nessun riferimento viene fatto al modello di pagamento emittente-agenzia, modello che non incoraggia nuovi player ad entrare nel mercato ne tanto meno a rompere questo ‘oligopolio’ come molti ormai lo definiscono.

Secondo le indiscrezioni riportate dal NYT, i regolatori dovrebbero incoraggiare nuove analisi indipendenti su quei prodotti che banche, fondi pensione, fondi possono comprare perché ritenuti sicuri dalla agenzie di rating. Altre proposte riguardano invece l’obbligo per le agenzie di rating di fare chiarezza sulle metodologie utilizzate per la creazione dei rating, e fare un a precisa distinzione tra i giudizi espressi su titoli, diciamo semplici da valutare, e quelli invece su prodotti strutturati e quindi molto più complessi.

In definitiva un’occasione mancata per riprendere, rimproverare  e circoscrivere l’attività delle agenzie che potranno invece continuare a lavorare imperterrite, assegnando “letterine senza senso” a un bond bancario come ad un Credit Default Options, senza evidenziare la minima differenza.

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