Classifica di sostenibilità Paesi Ocse di Dpam: Italia ancora al palo

L’Europa, in particolare quella del nord e di lingua tedesca, si conferma assoluta dominatrice della classifica semestrale sulla sostenibilità dei 35 Paesi Ocse presentata da Degroof Petercam Asset Management – società di gestione del risparmio di Degroof Petercam con oltre 50 miliardi di euro in gestione e dal 2002 pioniere negli investimenti responsabili. Dal 2007 la società di gestione effettua questa analisi con lo scopo di definire l’universo di investimento del fondo obbligazionario governativo SRI DPAM L Bonds Government Sustainable, dal quale vengono esclusi quei Paesi che occupano la metà inferiore della classifica.

Rispetto all’ultima rilevazione il podio risulta immutato, con Norvegia, Danimarca e Svizzera a comporre il terzetto di testa. L’Islanda spodesta la Svezia dal quarto posto, la Germania rimane sesta, mentre l’Austria rientra tra i primi dieci (in decima posizione) a scapito della Nuova Zelanda. Degna di nota è la performance della Francia che, pur perdendo una sola posizione, scivola nella metà peggiore della classifica, uscendo dall’universo investibile (in compagnia di Paesi come gli Stati Uniti, il Giappone e la Spagna).
L’Italia (29esima) conferma il suo posizionamento, rimanendo nella metà bassa della classifica, una costante dall’inizio delle rilevazioni di Degroof Petercam AM. Negli ultimi cinque anni il punteggio totale registrato dal Paese si è aggirato tra 50 e 55, a causa di limiti strutturali quali la debolezza delle istituzioni in termini di trasparenza e rispetto dei valori democratici, la distribuzione della ricchezza e l’accesso a cure sanitarie di qualità.
La dimensione dell’istruzione e dell’innovazione è particolarmente deficitaria: l’Italia rimane indietro in termini di investimenti in ricerca e sviluppo, accesso a internet e di numero di laureati. La percentuale di appartenenti alla fascia di età 25-34 che hanno raggiunto il livello più alto di istruzione è infatti ampiamente al di sotto della media Ocse. Di conseguenza, il Paese mostra un forte e continuo aumento della quota di NEET, giovani che non hanno un impiego, non studiano e non sono impegnati in percorsi formativi professionali. Se si considera l’evoluzione della disoccupazione di lunga durata e di quella giovanile, la situazione non è promettente, anche guardando alle prospettive demografiche: in primo luogo, il tasso di fertilità in Italia rimane molto basso, pesando sull’indice di dipendenza degli anziani. L’immigrazione, infine, difficilmente risolverà il problema, dato che l’Italia conta uno dei tassi più alti di adulti nati all’estero che non hanno completato nemmeno l’istruzione secondaria superiore.
“Siamo sempre più convinti che lo sforzo che mettiamo in campo per la realizzazione di un’approfondita analisi di sostenibilità sia ampiamente ripagato dall’utilità del ranking che ne deriva. Ignorare le tematiche sostenibili, infatti, porterà a costi crescenti e a scelte di investimento con un profilo rischio/rendimento non ottimale. Ad esempio, l’Ocse stima che i membri del G20 hanno una reale possibilità di dover affrontare un calo del 2% del Pil nei prossimi 10 anni, qualora la transizione energetica venisse rinviata a dopo il 2025, con i Paesi esportatori di combustibili fossili che subiranno i cali più significativi. Avere una bussola che permetta di individuare i Paesi in grado di affrontare al meglio le sfide della sostenibilità è quindi indispensabile, avendo a cuore non solo le necessità della generazione attuale ma, anche e soprattutto, il benessere di quelle future” – ha commentato Ophélie Mortier, Responsabile degli Investimenti Responsabili di Degroof Petercam AM.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!