Mercato in trading range

Giornata relativamente tranquilla quella che ha chiuso la settimana, senza pubblicazione di importanti dati macroeconomici né discorsi di policymakers o personalità degne di nota. Borse lievemente positive dopo il rally negativo degli ultimi giorni e ci si interroga ancora sul fatto se il processo bearsi innescatosi sia da interpretare come una salutare correzione dovuta a prese di profitto di numerosi operatori ovvero come una fase di ritorno di avversione al rischio, propedeutica ad un inizio di inversione di tendenza. I principali cambi continuano a rimanere nella fase di trading range trovata nell’ultima settimana, mentre l’unica sorpresa sembra essere la sterlina. La sua forza relativa continua imperterrita e sembra essere stata confermata dalla reazione che la valuta britannica ha mostrato dopo il dato sulle vendite al dettaglio di settimana scorsa: pur essendo uscito peggiore anche delle stime più pessimistiche, dopo una prima fase di ripiegamento, il pound ha recuperato portandosi verso i massimi di periodo contro le principali valute.

Il presidente della Fed di Kansas City (un membro non votante) ha rilasciato delle dichiarazioni venerdì secondo le quali la Fed sta effettuando delle considerazioni circa la exit strategy e si sta rendendo conto che l’ammontare di liquidità iniettato nel sistema potrebbe portare a rischi inflazionistici se non verrà in qualche maniera drenato dal sistema (che novità!). Ha inoltre sostenuto che alle istituzioni finanziarie non dovrebbe venire permesso di crescere fino a diventare “too big to fail” (troppo grandi per fallire), in quanto, ulteriori fallimenti sarebbero dannosi per l’economia americana (che novità!). Uno degli avvenimenti più importanti della settimana sarà la pubblicazione degli statement della riunione del FOMC. Attese indicazioni circa la futura politica dei tassi e circa la fiducia o meno che l’istituto centrale potrebbe avere per gli avvenimenti economici futuri. Per quanto riguarda il piano di quantitative easing non dovrebbero esserci cambiamenti significativi nei piani di acquisto, mentre un’indicazione importante ci potrebbe arrivare dal bid to cover ratio e dagli yeld a cui verranno effettuate le aste per i 2, 5 e 7 anni che si terranno rispettivamente domani, mercoledì e giovedì.
Passando all’analisi tecnica, la situazione del cambio eurodollaro non è mutata nel breve periodo: continua ad essere molto interessante il primo supporto di 1.3880, confermato ora anche dalla trendline inferiore del movimento di salita su grafico a 240 minuti. L’obiettivo per una ripresa del cambio è posizionato nei pressi di 1.4010, il massimo della passata giornata di scambi.

Passiamo al dollaro yen dove, ancora una volta, suggeriamo di prestare la massima attenzione al supporto, ora in avvicinamento, di 95.50. Un grafico giornaliero suggerisce che, se questo livello non dovesse tenere, i compratori di dollari potrebbero avere un’altra buona occasione nei pressi di 93.80.
Terminiamo con il cambio EurGbp dove la sterlina continua a indicare un buono stato di salute: questo potrà migliorare, anche piuttosto velocemente, con la rottura del minimo del 16 giugno a 0.8420. Se questo dovesse invece diventate un livello difficile da superare possono essere trovate nuove zone di acquisto di pound a 0.8490.

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